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Pensare alla ripresa

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Quali sono le vostre previsioni macro sull’Europa per i prossimi mesi?
Per l’anno in corso stimiamo una contrazione del 6% del PIL in Germania, dell’8% in Francia e del 10% in Italia e riteniamo che il rapporto debito/PIL aumenterà vertiginosamente a causa della recessione e delle misure fiscali senza precedenti. Tuttavia, se decontestualizzati e trattati come dati statici, i livelli del rapporto debito/PIL non rivelano molto sulla sostenibilità del debito. Un indicatore più rappresentativo ma spesso trascurato è l’interazione tra saldo primario di bilancio di un paese, oneri per interessi e tasso di crescita economica.
L’attuale scenario di base di S&P per il terzo trimestre del 2020 e parte del 2021 prevede che, una volta terminati i lockdown dovuti alla pandemia, la crescita riprenderà e supererà ancora una volta i tassi di interesse reali. Pertanto ci aspettiamo una ripresa economica di oltre il 4% in Germania e di oltre il 6% in Francia e Italia. In questo scenario, la maggior parte dei paesi vedrebbe un miglioramento dei saldi di bilancio primari e una riduzione dei livelli di indebitamento rispetto al PIL. Altro fattore che fa ben sperare per la ripresa dell’Europa è quello legato al calo dei tassi di interesse sul debito pubblico europeo di circa 400 punti base dalla crisi finanziaria globale a oggi, mentre il PIL pro capite è cresciuto di circa il 5%.

Quali le previsioni sull’Italia?
Prevediamo una contrazione dell’economia italiana di quasi il 10% quest’anno e una ripresa del 6% l’anno prossimo. Questo comporterà una perdita di posti di lavoro che non sarà possibile recuperare prima della metà del 2022 e soprattutto non torneranno al livello di consumi pre-crisi prima del 2023. Il livello più basso dei consumi avrebbe dovuto essere raggiunto tra marzo e aprile, mentre a maggio si è registrato un leggero miglioramento, che proseguirà gradualmente verso una lenta ripresa con l’allentamento del lockdown. Sarà tuttavia difficile un ritorno alla ‘normalità’ considerata come attività pre-crisi, soprattutto per i settori maggiormente colpiti e che soffrono delle misure di distanziamento sociale e delle restrizioni di viaggio e che rischiano di non tornare più ai livelli di fine 2019. Riteniamo che le misure prese dal governo italiano siano in linea con quella del resto d’Europa: misure di distanziamento sociale con l’obiettivo di mantenere il tasso di incidenza il più basso possibile ed evitare sovraffollamenti degli ospedali; fornire sostegno finanziario, in particolare alle PMI, per colmare le perdite di reddito durante i periodi di chiusura; concedere sussidi al mercato del lavoro per evitare una riduzione sostanziale dei posti di lavoro. Il prossimo passo dovrà necessariamente essere quello di pensare alla ripresa.

Quali sono i rischi in ambito ESG generati dalla pandemia e come si stanno comportando le società per fronteggiarli?
Sebbene il Coronavirus abbia impattato in primo luogo l’economia in maniera significativa, lo stesso ha anche causato un aumento dei rischi in ambito ESG, in particolare sul lato Social, al punto che le società stanno aumentando i propri impegni in questa direzione. La pandemia di COVID-19, infatti, ha causato un’incertezza economica senza precedenti a livello globale, ma ha portato una maggiore attenzione sulla salute e sulla sicurezza. Se da un lato gli investitori cercano di individuare le società meglio posizionate per resistere alla tempesta economica, dall’altro le strategie ESG messe in atto, così come il grado di preparazione e capacità di risposta agli eventi, non sono mai stati così sotto esame come ora. Dallo scoppio della pandemia pochi settori sono stati risparmiati dalle conseguenze legate ai fattori ESG, che hanno un impatto su tutti gli stakeholder: dipendenti, appaltatori, fornitori, clienti e comunità locali. L’interruzione delle operazioni e della supply chain, il cambiamento delle dinamiche dei dipendenti e del comportamento dei clienti rappresentano rischi finanziari ed anche reputazionali, la cui cattiva gestione potrebbe causare conseguenze gravi e prolungate nel tempo. Pertanto riteniamo che i player in grado di rimanere resilienti in uno scenario di mercato in rapida evoluzione come quello attuale siano quelli che fanno leva su un approccio incentrato sugli stakeholder e che presentano strutture di governance flessibile, fattori che contribuiscono a una performance significativamente positiva per tutti i fattori ESG.

Come S&P Global Ratings ha reagito al Covid-19?
Innanzitutto aggiornando tempestivamente le nostre previsioni macroeconomiche, di credito e – nei casi in cui avessero avuto ripercussioni sulle nostre valutazioni – aggiornando i nostri rating e comunicandoli al mercato con la stessa tempestività, anche introducendo nuove modalità di interazione. Oltre ad una pagina web espressamente dedicata a COVID-19 e aggiornata in tempo reale, abbiamo infatti introdotto i Live Webinar Globali e Regionali sugli impatti del Covid-19, a livello macro, di credito e di settore, riconvertito le tradizionali tavole rotonde con gli investitori istituzionali in virtuali, per discutere di temi di temi specifici. Abbiamo anche creato nuove e-mail newsletter come Digest COVID-19, podcast e pubblicato molti Special Report sui settori o specifiche categorie di asset class.
Per chiunque volesse sapere di più invito a visitare la nostra pagina https://www.spglobal.com/en/research-insights/topics/coronavirus

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