Il coronavirus causa un aumento dell’incertezza globale. Come Difendersi?
Dopo il rally registrato nel quarto trimestre 2019 sulle attese di una ripresa dell’economia globale, gli asset rischiosi appaiono onerosi e vulnerabili, in particolare i comparti growth e ciclici, in cui si registra un posizionamento eccessivo. Gli investitori sono preoccupati soprattutto per le prospettive nell’immediato, offuscate dal coronavirus, e le incertezze sulla possibile “forma” di un’eventuale ripresa. Alla luce di tassi di interesse bassi, probabilmente ancora a lungo, continuiamo a suggerire di assumere qualche rischio moderato, poiché sul mercato vi sono ancora alcune opportunità di investimento interessanti. Gli asset con una duration lunga – in particolare i Treasury USA – fungeranno ancora da copertura per numerose posizioni lunghe in azioni, anche se occorrerà valutare la resilienza di tali investimenti in un contesto di crescenti rischi di recessione. Le obbligazioni di Australia e Nuova Zelanda sono ugualmente interessanti e, nell’ambito della “caccia al rendimento”, potrebbero essere affiancate ai titoli in USD di India e Indonesia che offrono rendimenti elevati. Inoltre, poiché ampie porzioni del mercato europeo non hanno partecipato appieno al recente rally, le azioni europee potrebbero evidenziare un andamento migliore in termini relativi in un mercato soggetto a pressioni, data la minore “dimensione della potenziale correzione” rispetto ad altre borse. Alla luce della preoccupazione di governi e banche centrali, convinti che l’epidemia di coronavirus rappresenti un grave “cigno nero”, potremmo assistere a ulteriori tagli dei tassi e all’ampliamento degli attuali programmi di quantitative easing a tutto vantaggio dell’oro e delle commodity correlate. Poiché la volatilità è in aumento, è consigliabile adottare un approccio attivo. Chi intende seguire una strategia contrarian, per via della recente concentrazione nei titoli delle mega-cap tecnologiche USA, potrebbe considerare le aree trascurate come l’azionario britannico, penalizzato dalla Brexit. Le A-share cinesi potrebbero rappresentare un’altra opportunità dal momento che saranno le prime a beneficiare in larga misura della ripresa in Cina.
Il cambiamento demografico è uno dei mega trend che influenzerà i mercati nei prossimi anni. Dove ci porterà tale transizione?
L’invecchiamento della popolazione è un megatrend economico in atto a livello globale con Europa e Giappone che fanno da capofila. Si tratta di un’opportunità perché crea una nuova economia, la cosiddetta silver economy che spinge consumi di lusso, viaggi e assicurazioni, ma è anche una minaccia per la crescita economica. L’aumento dell’età media della popolazione globale è sicuramente un rischio ma rappresenta anche una opportunità di investimento nel lungo termine. La dinamica demografica in atto è irreversibile e per trarne vantaggio la strada giusta è puntare sull’elevato potenziale di crescita della cosiddetta silver economy, un ecosistema completo e autonomo e un tema non ciclico e permanente che mira a generare performance elevate nel lungo periodo. I settori da favorire sono orientati ai consumi degli over 65: benessere, servizi di investimento, attrezzature sanitarie, assistenza, tempo libero, industria automobilistica, prodotti farmaceutici e sicurezza. L’altro lato della medaglia di cui gli investitori devono tenere conto è il modo in cui le aziende affrontano l’impatto negativo sulla produttività esercitato dalla contrazione della popolazione in età lavorativa. A tale riguardo sarà essenziale potenziare gli investimenti in tecnologie che migliorano la produttività, con la creazione di grandi opportunità per le imprese tecnologiche e manifatturiere; allo stesso tempo le aziende dovranno trovare il modo di fidelizzare i lavoratori anziani con prassi lavorative più flessibili. Ma il megatrend demografico non si esaurisce guardando solo ai paesi sviluppati. Nelle economie emergenti, e in special modo in Cina, la classe media e le nuove generazioni stanno sempre di più adottando lo stile di vita occidentale e questo imporrà nel corso dei prossimi anni nuove abitudini e nuovi modelli di consumo che rappresenteranno anche opportunità di investimento estremamente interessanti.
Quali sono gli altri mega trend secondo voi?
Prima di rispondere a questa domanda, penso sia opportuno chiarire la differenza tra “megatrend” e “tema di investimento”. I megatrend sono dei fenomeni dirompenti in grado di manifestare i loro effetti nel corso di decenni, in quanto tali è quindi difficile che possano tradursi in concrete opportunità d’investimento facilmente identificabili da parte degli operatori specializzati. I temi d’investimento sono invece le declinazioni o conseguenze dei principali megatrend in atto che possono tradursi in opportunità di impiego dei risparmi e degli asset finanziari estremamente interessanti, con un orizzonte temporale più di breve-medio periodo. In AllianzGI abbiamo identificato nello specifico 4 megatrend destinati a rivoluzionare le nostre vite, il nostro modo di lavorare e di ispirare nuovi modelli di business. Essi sono l’urbanizzazione, l’innovazione tecnologica, la scarsità di risorse e, appunto, i cambiamenti sociali e demografici. Un singolo megatrend può abbracciare molteplici temi di investimento. Per fare un esempio molto intuitivo, il megatrend dell’urbanizzazione include molteplici temi al proprio interno, tra questi abbiamo identificato in particolare le cosiddette città intelligenti, o “intelligent cities” per riprendere il nome della strategia che abbiamo di recente messo a disposizione dei nostri investitori e che punta su un ampio numero di società, tra queste quelle specializzate nella produzione di veicoli elettrici o di batterie in grado di immagazzinare l’energia prodotta da fonti rinnovabili.
AllianzGI ritiene fondamentale adottare uno stile di investimento attivo date le attuali prospettive di rendimento nel breve e medio termine?
Allianz Global Investors è da sempre un asset manager con uno stile di gestione attivo in quanto riteniamo che in un contesto sempre più complesso, volatile e mutevole la gestione attiva possa realmente fare la differenza e produrre valore per l’investitore finale. Questo è ancora più vero se parliamo di investimenti tematici, e in tale ambito riteniamo di aver sviluppato un’offerta molto ampia e particolarmente distintiva rispetto ai nostri principali competitor. Riallacciandomi alla mia precedente risposta, per ciascuno dei 4 megatrend da noi identificati, abbiamo sviluppato le seguenti strategie di investimento tematiche: Allianz Global Intelligent Cities (urbanizzazione); Allianz Global Water e Allianz Smart Energy (scarsità di risorse); Allianz Global Artificial Intelligence, Allianz Smart Energy e Allianz Global Intelligent Cities (innovazione tecnologica); Allianz Pet and Animal Wellbeing (cambiamenti sociali e demografici). L’ultima strategia rappresenta una novità assoluta e siamo orgogliosi di essere il primo asset manager in Europa ad investire in un tema così interessante e ricco di opportunità. Riteniamo che la “pet economy” rappresenti un’interessante e unica opportunità per investire nel mega-trend della demografia. In particolare, le fasce di popolazione meno giovani, la generazione dei millennials o la classe media cinese che sta adottando i modelli di consumo occidentali sono particolarmente sensibili al tema della cura degli animali e sono più propensi a possedere un animale domestico. Fattori che concorrono direttamente allo sviluppo della “pet economy”, fenomeno sociale che ha registrato un tasso di crescita annuale medio superiore al 5% nell’ultimo decennio, ben al di sopra di quanto è cresciuto il PIL globale nello stesso periodo. Grazie alla crescente domanda, la spesa per prodotti e servizi per animali domestici ha dimostrato nel tempo una caratteristica anti-ciclica e resilienza anche nei momenti di recessione. I proprietari di animali domestici sono restii a tagliare le spese destinate ai propri amici a quattro zampe, preferiscono fare sacrifici in altri ambiti. Infine, investire nella “pet economy” rappresenta un’attraente possibilità di diversificazione settoriale rispetto ai gettonati fondi tecnologici.