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Market review n.11 2019

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La crescita globale sta entrando in una fase di stallo con l’avvicinarsi dell’estate. L’economia dell’Eurozona continua a vacillare, con una crescita economica non abbastanza rapida da rassicurare la Banca Centrale Europea né sufficientemente lenta da giustificare l’innesto di  maggiori stimoli monetari. La Cina sta affrontando il problema di un’altra escalation nella disputa commerciale con gli Stati Uniti ed è naturale attendersi che questo si trasformi in un reale fattore di debolezza sulla crescita del PIL nel paese. In Nord America, le prospettive al di fuori degli Stati Uniti non sono molto migliori. Le previsioni più recenti prevedono una crescita del PIL reale del 2019 in Canada e in Messico, rispettivamente pari all’1,2% e all’1,5%.
Il presidente Trump ha minacciato tariffe addizionali sui restanti $ 300 miliardi di importazioni americane dalla Cina, e i leader dei due paesi hanno ancora piani provvisori ancorché modificabili in vista di quello che potrebbe essere un incontro cruciale al vertice del prossimo G-20 a fine giugno. Un’altra escalation nel commercio in corso, se dovesse accadere, potrebbe dunque spingere l’economia globale a livelli minimi dell’ultimo decennio.
In questo scenario sarebbe interessante stabilire in quale misura le previsioni di stima generalizzate al ribasso stiano scontando che gli Stati Uniti non intraprendano guerre commerciali in piena regola con molti dei suoi principali partner commerciali. Detto questo, anche se l’amministrazione abbia recentemente deciso di non imporre tariffe al Messico, le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina stanno certamente inferendo una riduzione al momento marginale sulle previsioni di crescita del PIL per il 2019. Un primo effetto certamente oggettivo è stata la vendita di azioni cinesi da parte di investitori stranieri che ha raggiunto livelli record nel mese di aprile e maggio, con il più grande deflusso di capitali esteri dal lancio di cinque anni fa, del programma “stock connect” che ha creato l’accesso per gli investitori globali alle azioni cinesi attraverso Hong Kong.
E gli effetti di questa escalation commerciale incominciano a pesare anche sulle aspettative della politica monetaria della Federal Reserve. Fino a qualche tempo fa era diffuso il giudizio che la Fed sarebbe rimasta in sospeso per la maggior parte del prossimo anno. In questo ultimo periodo invece si è creata molta attesa rispetto alla riunione del FOMC del 31 luglio, la Fed potrebbe infatti optare per una possibile graduale riduzione dei tassi di 25 bps già nel terzo trimestre ed anche nel quarto trimestre. Il FOMC ha infatti  ampiamente superato il suo obiettivo di inflazione del 2% ed un taglio dei tassi potrebbe aiutare a ridurre le aspettative di inflazione più in linea con il proprio obiettivo, anticipando qualsiasi decelerazione economica con un taglio dei tassi di tipo preventivo.

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