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In gioco la stabilità bancaria Intervista a Elena Carletti Professor of Finance, Università Bocconi

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Quali strategie possono essere adottate per migliorare la profittabilità delle banche?
La politica monetaria ha aiutato molto la crescita e le condizioni di finanziamento per le imprese ma ha nel tempo duramente messo sotto pressione la profittabilità delle banche oggi più bassa del cost of equity, stimato tra l’8 e il 10%, con una forte eterogeneità all’interno dell’area Euro. L’abbassamento dei tassi di interesse dopo la crisi finanziaria ha inizialmente contribuito a migliorare la profittabilità delle banche tramite una riduzione dei costi di finanziamento, un maggior valore degli assets posti come collaterali, una riduzione del rischio di credito sui nuovi prestiti, un innalzamento dei valori azionari e tramite un aumento dei volumi di finanziamento e prestiti. A lungo termine però questi vantaggi si assottigliano e il perdurare dei bassi tassi contribuisce negativamente alla profittabilità delle banche tramite una riduzione del net interest margin sia per i bassi tassi di interesse che per i lower bound dei tassi sui depositi. Alcune banche hanno migliorato la profittabilità aumentando il net interest income aumentando i volumi di prestiti. Altre hanno tentato di aumentare il fee income o di ridurre il cost income ratio ma in generale tutte le banche hanno una profittabilità piuttosto bassa. Tassi bassi o negativi sulla liquidità che le Banche hanno presso la BCE non aiuta certo la profittabilità. Occorrerebbe ricorrere ai nuovi business models che però non sono implementabili in modo rapido. Vista l’importanza delle profittabilità delle banche sia per la stabilità finanziaria sia per il meccanismo di trasmissione delle politica monetaria, è iniziato un dibattito all’interno della Banca Centrale Europea – come affermato anche recentemente da Peter Praet – sull’opportunità di mettere in atto manovre che aiutino la profittabilità delle banche tipo ad esempio un meccanismo di tiering, secondo il quale le banche pagherebbero tassi di interesse negativi solamente oltre a una certa soglia. Ciò scoraggerebbe il deposito di liquidità presso la BCE senza penalizzare le banche come in effetti avviene ora. Tuttavia questa proposta incontra alcune perplessità, in particolare legate al vantaggio che la stessa procurerebbe alla tipologia di banca con uno specifico business model.

Un vero “safe asset” come nuovo strumento finanziario per l’Eurozona è auspicabile?
La possibilità di creare un safe asset all’interno dell’unione monetaria come strumento di coordinamento tra i paesi sarebbe molto interessante. Le proposte sono molteplici: Eurobonds, E-bonds, SSBs, Purple Bonds ecc. L’idea principale sarebbe quella di creare un nuovo strumento finanziario avente come sottostante un paniere di debiti sovrani dell’Area Euro al fine di creare uno strumento più sicuro. I vantaggi sarebbero molteplici. Sarebbe funzionale alle banche in quanto sarebbe uno strumento counter-cyclical e ridurrebbe anche il nesso Banca-Sovrano di cui tanto si è dibattuto. Aiuterebbe i governi come supporto allo loro politica fiscale e il loro funding, i mercati dei capitali e la BCE perché andrebbe a creare un miglioramento nel meccanismo di trasmissione della politica monetaria, consentendo indirettamente un maggiore risk-sharing senza creare mutualizzazione. Se non sono stati finora realizzati vi è però una ragione. Non ci sarebbe un trattamento per il rischio differenziato tra tranche senior e junior di debito sovrano. Potrebbe quindi funzionare solo in caso di ponderazione di rischio sovrano. 

E perché l’Italia è contraria?
Per diversi motivi. Primo perché ha timore che la creazione di un safe assets possa ridurre la liquidità nel mercato dei titoli che resterebbe al di fuori del paniere sottostante il nuovo strumento. Secondo, perché penso che abbia timore che la creazione di un safe asset venga accompagnata da un qualche trattamento regolamentare ai titoli sovrani detenuti dalle banche. 

Qual è a suo avviso l’alternativa preferibile da parte della BCE per un’uscita senza contraccolpi dal programma di stimolo monetario?
Penso che l’approccio seguito finora consistente nel reinvestire in acquisto di titoli solo i rendimenti dei titoli attualmente detenuti dalla BCE sia un approccio corretto e graduale. L’esperienza americana ci insegna però che potrebbe essere difficile uscire da uno stimolo monetario cosi prolungato ed esteso come quello avuto negli ultimi anni senza contraccolpi sui mercati finanziari. Staremo a vedere cosi succederà in autunno, anche in base all’andamento delle economie reali e la nuova politica che verrà implementata dal nuovo chief economist della BCE cosi come dal nuovo futuro presidente.

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