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Market review n.7 2019

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L’incertezza della politica rimane decisamente elevata, le due scadenze politiche del primo trimestre sono state prioritarie per l’economia globale e per i mercati finanziari: la scadenza delle tariffe commerciali USA-Cina del 1 marzo e la scadenza Brexit del Regno Unito il 29 marzo.
Quelle date sono arrivate e passate, ma nessuno di questi problemi è stato completamente risolto. Anche se sembra che ci siano stati progressi in un accordo commerciale tra Cina e Stati Uniti, i dettagli completi e un accordo finale rimangono intangibili. Nel frattempo, il Regno Unito sta cercando un’altra proroga della scadenza per lasciare l’Unione europea, questa volta fino al 30 giugno.
Negli Stati Uniti I dati economici del primo trimestre che si è appena chiuso suggeriscono che l’economia ha perso ancora più slancio, in gran parte a causa di una crescita poco brillante delle spese reali dei consumatori. Fortunatamente, i fondamentali sottostanti continuano a sostenere una crescita più sostenuta della spesa dei consumatori nei prossimi trimestri. Il mercato del lavoro è forte, la fiducia dei consumatori rimane ad alti livelli e i bilanci delle famiglie sono generalmente sani. In questo attuale contesto, le condizioni dunque negli Stati Uniti non sembrano proprio lasciar prevedere una  recessione nel prossimo futuro.
Questa persistente incertezza della politica arriva in un momento inopportuno, in quanto l’economia globale in generale e la produzione manifatturiera in particolare hanno decelerato. Le banche centrali hanno risposto in modo naturale: sembra improbabile che la Banca Centrale Europea aumenti i tassi nel 2019, i politici cinesi stanno allentando sia la politica monetaria che quella fiscale, la Banca d’Inghilterra è in attesa fino a dopo Brexit e persino la Reserve Bank of India ha tagliato i tassi nonostante una parte della crescita del PIL più veloce al mondo.
Ciò significa che una recessione globale è imminente? Solo perché la crescita globale sembra rallentare rispetto ai ritmi sostenuti lo scorso anno non significa che una vera e propria contrazione economica sia dietro l’angolo. Le banche centrali più accomodanti e gli stimoli fiscali cinesi dovrebbero contribuire ad attenuare il rallentamento, così come una risoluzione dei nodi commerciali e della Brexit. Appare più probabile una stabilizzazione della crescita globale piuttosto che un deterioramento nei prossimi trimestri.
In questo contesto tuttavia un’ulteriore fattore di incertezza è rappresentato dall’Italia, che ha tagliato le sue previsioni di crescita per il 2019 del prodotto interno lordo allo 0,1% dall’1%, secondo un rapporto citato da Bloomberg.
Il rapporto dice che il governo italiano ha anche alzato la sua previsione di deficit per il 2019 al 2,5% del prodotto interno lordo. I politici italiani prima si erano impegnati in una lunga battaglia con Bruxelles sul livello appropriato di allentamento fiscale. Entrambe le parti hanno poi  concordato un deficit di bilancio del 2019 del 2,04%. Ma quelle stime del deficit erano basate su una crescita modesta, non sulla stagnazione economica. Se l’Italia consegue un deficit fiscale superiore al 2,04%, potrebbe entrare in conflitto con le regole fiscali dell’Unione europea, riaccendendo le tensioni di fine anno.

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