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Market review n.6 2019

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In un contesto globale di deterioramento della crescita internazionale, molte delle banche centrali hanno adottato una posizione più accomodante. In particolare la Banca centrale europea ha segnalato che i tassi ufficiali potrebbero ora rimanere sospesi per tutto il 2019, ed anche ha annunciato un nuovo round di prestiti mirati a lungo termine, in parte giustificata dal taglio alle aspettative di crescita per il blocco dei 19 membri all’1,1% nel 2019, da un precedente 1,7%. La banca centrale statunitense ha tagliato le loro proiezioni per il 2019 di rialzo dei tassi da due a nessuno nell’ultima riunione di marzo. Nel contempo la Banca del Canada  ha detto che i tempi dei futuri rialzi dei tassi sono diventati più incerti, mentre le banche centrali in Australia e Nuova Zelanda hanno esplicitamente espresso in modo crescente i propri dubbi sulle prospettive economiche a fronte di un rallentamento della Cina e di un mercato immobiliare debole, suscitando le aspettative del mercato per un taglio dei tassi rispetto a un rialzo dei tassi in pochi mesi fa. Anche se il rallentamento delle economie globali, in particolare nell’Eurozona, è un fatto acclarato, larga parte delle previsioni di stima sono concordi nell’affermare che molte delle grandi economie cresceranno vicino o sopra i loro tassi di crescita potenziale o tendenziale. Con molti paesi in crescita infatti, i dati di stima di crescita del PIL globale risultano così in diminuzione solo leggermente, al 3,4% nel 2019 e al 3,3% nel 2020.
Una tale svolta sincronizzata di accomodamento nella politica dei tassi, ha portato per la prima volta dal 2016 il rendimento dei titoli di stato decennali tedeschi al di sotto dello 0%, evidenziando un rinnovato aumento della quantità di debito a livello mondiale che offre rendimenti negativi. La somma totale del debito a rendimento negativo nelle emissioni obbligazionarie rappresentata nell’Indice Bloomberg Barclays Global Aggregate Bond AGG, si è attestata a circa $ 9,7 miliardi, segnando un aumento di oltre il 50% da settembre. Il rendimento dei titoli di stato decennali italiani, per ragioni di affidabilità tutte interne, non segue questa tendenza globale di diminuzione dei rendimenti rimanendo quasi ancorato al 2,5%.
Nella speranza di intaccare i rendimenti di mercato a lungo termine, gli investitori sul comparto azionario sembrano più inseguire le caratteristiche dei titoli, o e più attenti ai cosiddetti fattori – come dimensioni di capitalizzazione più ridotte, valutazioni più economiche dei titoli o un momentum più forte. Gli investitori si dividono tra coloro scelgono la loro combinazione di fattori preferiti e li seguono, e coloro che cercano di aggiustare le loro posizioni tatticamente nel tempo. È un percorso rischioso da intraprendere e richiede molta esperienza. Ma se fatto bene, i fattori di temporizzazione possono ripagare. Una nuova offerta di fondi negoziati in borsa sta cercando di fare proprio questo, con un successo variabile.
Proprio come i settori, i gruppi di fattori entrano ed escono a seconda dei diversi contesti macro. Ad esempio, le azioni di alta qualità e di bassa volatilità tendono a fare bene quando l’economia sta rallentando, le azioni value ottengono il meglio durante i recuperi e le azioni di momentum brillano quando l’economia si trova in una fase di espansione. Un campione rappresentativo di ETFs che intendono sfruttare il timing delle posizioni tattiche in base ai propri fattori specifici di ciascun gestore è   offerto dall’ETF Oppenheimer Russell 1000 Dynamic Multifactor, dall’Xtrackers Russell 1000 Comprehensive factor ETF e da Pimco RAFI Dynamic Multi-Factor U.S. Equity.

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