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Nuove strade per il risparmio gestito Intervista a Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni

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Il Salone del Risparmio è ormai l’appuntamento clou del mondo del risparmio: quali le sfide o quali frontiere – come dice il titolo – per questa edizione?
La decima edizione del Salone è incentrata sugli investimenti sostenibili, racchiusi nell’acronimo Esg. Ambiente, società e governance: tre tematiche fondamentali che indirizzano il ruolo che svolge la nostra industria, che non è solo quello di gestire i patrimoni ma anche quello di proiettare una visione del futuro condivisa e sostenibile, nella quale le virtù del risparmio privato devono coniugarsi con il bene collettivo. Un’evoluzione del settore a livello sia locale che globale, che sta portando le Sgr a sviluppare una ricca offerta di prodotti e servizi che sposano la filosofia Esg. Per questo si rende necessario ottenere informazioni sempre più dettagliate e puntuali su questo tema. 

Dopo anni di crescita la raccolta ha subito un assestamento. Come poter farla riprendere in un contesto di preoccupante rallentamento dell’economia, se non di recessione?
Tutte le principali classi di investimento hanno chiuso il 2018 con segno negativo, e – seppure la raccolta del 2018 sia stata una minima parte di quella del 2017 – si è comunque chiusa con afflussi per circa dieci miliardi di euro. Oggi le prospettive appaiono incoraggianti: il rally d’inizio anno sembra aver ripristinato la fiducia e trainato il ritorno dei capitali da parte degli investitori, soprattutto grazie al cambio di direzione della politica monetaria americana. Basti pensare alla performance dell’S&P, che da inizio anno segna +13,8% dopo aver chiuso il mese di dicembre a -9,1% (fonte: money.cnn.com, dati in USD al 22/3/2019) – oscillazioni che se non sono gestite professionalmente possono disorientare. Ma cogliere le opportunità di crescita in giro per il mondo è possibile, pensiamo anche all’attuale risalita degli emergenti. 

Il mercato dei PIR dopo il successo iniziale si è in larga misura bloccato: come si muovono al riguardo gli attori del settore del risparmio gestito?
Pur partendo da ottime intenzioni, le misure del governo hanno di fatto bloccato il sistema snaturando i Pir, che essendo fondi aperti devono avere un Nav giornaliero che permette al risparmiatore di disinvestire in qualunque momento. Il tema è delicato: passare da investimenti in asset quotati a asset non quotati, è bene ricordarlo, comporta maggiori rischi soprattutto per i piccoli risparmiatori. Il nostro auspicio, dunque, è che il governo decida di rimodulare in maniera appropriata questi nuovi vincoli. Gli strumenti per investire, connessi all’economia reale ma collegati principalmente ai mercati privati, esistono già. Mi riferisco agli Eltif, fondi chiusi dall’orizzonte temporale definito, ideali per ampliare la platea degli investitori in Pmi investendo nei segmenti più illiquidi del mercato, coinvolgendo in particolare il mondo del private banking. 

Quanto sostenibili, responsabili e inclusivi debbono e possono essere i fondi?
Come ha recentemente sottolineato il presidente vicario della Consob Anna Genovese, i temi cruciali per il pianeta e per la coesione sociale devono entrare anche nelle agende di chi gestisce grandi imprese azionarie. Gli investimenti devono diventare più sostenibili: lo chiedono anzitutto i giovani – cioè i risparmiatori di domani – come mostra la storia della giovane attivista svedese Greta Thunberg. E in un mondo in cui le società quotate si caratterizzano per un azionariato sempre più diffuso, i veri azionisti di riferimento diventano i grandi investitori istituzionali quali fondi pensione, fondazioni, assicurazioni. Nel momento in cui, come sta accadendo, questi soggetti economici chiedono alle società quotate una maggiore attenzione alla cura delle esternalità positive – tra cui, in particolare, quelle ambientali, sociali e di buon governo – questo porta un bilanciamento dell’interesse societario destinato al profitto con gli interessi della collettività. Queste sono le istanze che vengono dall’epocale cambio di prospettiva riguardo ciò che, nel XXI secolo, la società civile si aspetta dalle grandi imprese azionarie e, più in generale, dai soggetti che gestiscono – e da quelli che beneficiano – dei flussi di risparmio privato.

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