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“L’opera d’arte una garanzia finanziaria” Intervista a Stefano Zorzi, Fidartis Founder

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Le opere d’arte sono beni mobili, spesso limitati dai vincoli posti dalle Soprintendenze e dai provvedimenti di tutela degli interessi culturali. Quali aspetti emergono analizzando il contesto giuridico ed economico?
Il mercato dell’arte in Italia si stima essere oggi dall’uno al tre percento del mercato mondiale del settore. Se è vero come è vero che il nostro Paese è accreditato di possedere il 70% circa del patrimonio artistico mondiale ne emerge un quadro davvero disarmante. Una legislazione arcaica, risalente al ventennio e alla legge Bottai del 39, si ostina oggi a vincolare opere aventi più di 50 anni, come se questo potesse essere un discrimine reale a livello di preziosità, importanza e significatività di un bene. Per tale legge l’Italia paga un caro prezzo, è “snobbata” come mercato internazionale ed un esempio evidente sono le Italian Sales londinesi – che per fortuna si sono inventate la major Christie’s e Sotheby’s – rivelatesi nel tempo le uniche che hanno consentito di consolidare i valori economici dei nostri capiscuola come Burri, Fontana e pochi altri che non superano nel numero le dita delle mani tutti gli altri soffrono di un mercato semi-locale che non ci consente di competere con i nostri artisti ad armi pari dei loro colleghi d’oltralpe e che li relegano nel dimenticatoio della storia. È triste pensarlo ma è così. E se si pensa che il nostro sistema normativo va contro la libera circolazioni delle merci sul territorio dell’Unione Europea che per questo siamo anche sanzionati a livello politico, ecco che non può non montare un malumore diffuso contro un legislatore ed un potere politico inadempiente e assente, al di là della retorica romantica che puntualmente appare sui media quando come di recente si è nuovamente arenata in parlamento la proposta di almeno innalzare da 50 a 70 gli anni necessari alla notifica. Non ho alcuna difficoltà a definire ridicolo rispetto al suo potenziale la dimensione del mercato dell’arte in Italia oggi. E poiché passi in avanti per ora non se ne vedono, non è difficile prevedere che saremo ulteriormente emarginati nel corso del tempo futuro.

Il progetto Fidartis è stato presentato a Torino in anteprima nazionale lo scorso mese di maggio. Ce lo descriva brevemente.
Il progetto Fidartis è stato da me concepito per consentire di estrarre valore dall’arte, un’arte che come abbiamo visto è troppo spesso passiva in termini di redditività patrimoniale. Oggi si può pensare di preservare nel tempo il possesso dell’opera o di ritardare lo smembramento di una determinata collezione estraendo valore finanziario anche da questa particolare tipologia di asset patrimoniale. E questo consente scenari prima nemmeno considerabili sia dagli operatori del settore, che finalmente possono ipotizzare di valorizzare cosi la parte migliore del loro magazzino, sia dai privati, Fondazioni e collezionisti, che possono usufruire di nuovi mezzi per le loro attività. Crediamo in questo modo di partecipare anche noi, per una piccola ma “visibilissima” parte, alla ripartenza e valorizzazione di un paese che troppo spesso si colloca da solo al limite del campo di gioco pur avendo i talenti per giocare in prima squadra.

L’estrazione di valori finanziari e non più solo commerciali dalle opere d’arte come verrà effettuata?
In estrema sintesi sfruttando le nuove normative che hanno velocizzato l’escussione delle garanzie in sofferenza (almeno qualcosa di buono le crisi bancarie di Mps e delle Venete hanno prodotto, con i loro Npl valutati acquisibili al 20% dai fondi specializzati per le difficoltà di esigibilità del nostro sistema amministrativo ) si intende verificare la possibilità di una “finanziarizzazione” di certe tipologie di opera d’arte, costruendo un percorso articolato con partner bancari e assicurativi, primarie case d’asta e promotori finanziari, che consenta al titolare dell’opera di non valutarla esclusivamente in un’ ottica di vendita ma anche in un’ ottica di garanzia reale. Se avevo necessità di denaro a breve e possedevo un’opera d’arte importante fino a ieri non mi restava alcuna alternativa alla vendita.

Questa nuova sfida ha bisogno del supporto di un network di molteplici competenze e di informazioni integrate. Quali gli strumenti?
Il mondo dell’arte ha incontrato da tempo quello della finanza, nel senso che da tempo un certo tipo di arte “capital intensive” per cosi dire ha dovuto fare i conti con le alternative di investimento offerte dalla sconfinata massa di prodotti offerti dalle innumerevoli società operanti nel risparmio gestito. Chi investe grandi cifre non lo fa quasi mai per soddisfare una sorta di piacere estetico, ed anche il mito del collezionismo fine a se stesso ed al presunto completamento di una raccolta in qualche modo selezionata e “completa” non giustifica più da tempo gli esborsi necessari all’acquisizione di certe opere di fascia alta. Le opere d’arte costose e battute da Christie’s e Sotheby’s a rialzi da capogiro non finiscono più spesso sulle mura di case eleganti o in musei e raccolte private: quasi sempre passano da un caveau ad un altro a “covare” nuovi e più alti prezzi alle successive occasioni di vendita. L’arte costosa è investimento puro, e come tale va trattato, comparandolo con le altre alternative con analoghe aspettative di ritorno economico. Spesso, in un’ottica di diversificazione dei grandi patrimoni o di dismissioni ereditarie che anziché concentrare disperdono il valore artistico rendendolo appunto finanziario, gli scambi alla base di questo mercato non sono mai dettati dalla “pancia” come certe suggestioni propongono, ma sono il frutto di attente analisi per un posizionamento corretto dal lato dell’offerta che salvaguardi il valore incamerato per chi vende, e che dal lato dell’acquirente realizzano in acquisto oculato spesso inseguito e preparato per mesi e mesi. A tal fine lo strumento più utilizzato sono le banche dati tipo Artnet o Artprice che fornendo una panoramica completa di tutti gli aggiudicati battuti dalle principali case d’asta negli ultimi decenni consentono con il metodo delle battute multiple o per comparazioni di opere analoghe per autore data, e tipologia di verificare la “competitività” dell’offerta e dell’intorno di prezzo in cui il mercato si muoverà. Oggi sono allo studio poi software che consentono l’analisi del proprio patrimonio sotto le diverse angolazioni offerte dai prodotti finanziari, dagli immobili e dall’arte, che specie grazie a certi scenari semi-apocalittici verificatisi nell’ultimo decennio si è oramai definitivamente imposta come asset class credibile e in grado di consolidare valori stabili nel tempo. Dall’analisi comparata e particolareggiata di portafogli così differenziati possono aversi a volte notevoli sorprese, e scoprire che vendere un dipinto può rivelarsi in certi momenti più opportuno e redditizio della vendita di un immobile o di certi titoli azionari od obbligazionari.

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