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“Una crescita reciproca di PIR e PMI “ Intervista a Mauro Panebianco, Partner PwC

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L’Italia in questi anni ha retto anche grazie ad aziende efficienti e proiettate sull’estero. I segnali di ritorno ad atteggiamenti protezionistici quanto possono incidere negativamente?
L’effetto negativo più significativo dell’orientamento protezionistico è che vengono messi in discussione il mercato unico Europeo e, di conseguenza, l’Unione Europea stessa. A causa della globalizzazione i sentimenti protezionistici stanno crescendo e anche in Europa piccole e grandi eccezioni non mancano. Tuttavia, tale orientamento porta ad un indebolimento dei rapporti commerciali transnazionali derivanti da malessere e sfiducia delle aziende e degli imprenditori, che si sentono traditi da un approccio di freno all’espansione del proprio paese.

Il caso Fincantieri è un segnale chiaro che l’Europa interessa quando è a proprio vantaggio: come se ne esce?
La vicenda Fincantieri suggerisce che vi possono essere resistenze protezionistiche anche in termini di proprietà e controllo di aziende, e non solo in termini di accordi commerciali. Il carisma politico non dovrebbe essere confuso con la mera prepotenza atta ad accrescere il potere a danni di altri, interferendo nei rapporti tra le aziende. Il ripetersi di questo atteggiamento comprometterebbe la stabilità e l’integrazione economico-politica dell’Europa stessa. Da questo punto di vista, a mio parere, l’Europa dovrebbe avere una visione neutrale, ma vigile all’interno dei suoi confini, sulle contrattazioni tra i grossi colossi, a prescindere dai benefici che da essi possano scaturire.

Le PMI, anche grazie ai PIR, danno segnali di un nuovo approccio al mercato finanziario (come dimostrano ad esempio le nuove quotazioni sull’AIM): siamo finalmente ad un cambiamento culturale degli imprenditori italiani?
Ritengo che gli imprenditori italiani stiano comprendendo le potenzialità di questi prodotti per il finanziamento dei loro progetti e per iniziare ad avere un respiro internazionale. Gli imprenditori stessi stanno valutando se il mercato dei PIR è un trend temporaneo o sarà una possibile fonte per i loro finanziamenti futuri. Questo fatto è dimostrato dai numeri: sulla base dei dati presentati durante l’Osservatorio AIM Italia del 19 luglio, i PIR hanno fatto crescere del 17% i ricavi delle 83 società quotate all’AIM. Inoltre, rispetto alle sole 4 nuove quotazioni dello stesso periodo 2016, o le totali 15 del 2015 e le 21 del 2014, sono già 10 le nuove quotazioni nel 2017 e saranno altre 50 entro fine anno.

Secondo un recentissimo studio di PwC le transazioni NPL in Italia potrebbero superare nel 2017 i 60 miliardi di euro e generare grandi opportunità. Quali?
Nei prossimi mesi sarà interessante capire come evolverà questo segmento di mercato che porta con sé rischi, ma senz’altro anche opportunità. In un mercato dove i tassi rimarranno prossimi allo zero per i prossimi anni la ricerca di investimenti alternativi é diventata un esigenza non solo per gli istituzionali ma anche per fasce di clientela meno sofisticata. Il mondo dei NPL potrebbe sicuramente generare opportunità che derivano dalla grande appetibilità degli NPL italiani agli occhi del mercato straniero, essendo oltre i 324 € mld i volumi di questo mercato, in cui una buona parte di crediti sono garantiti da immobili. Dunque i player specializzati stranieri vengono a comprare pacchetti di asset deteriorati dalle banche italiane, che necessitano di dismetterli per liberare capitale e dall’altra parte offrirli ad un mercato di investitori qualificati alla ricerca di tassi che in questo momento il mercato dei bond non riesce a garantire.

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