Dalla votazione del Brexit e di Trump non abbiamo avuto grandi movimenti azionari. Per capire cosa potrà accadere, secondo Ray Dalio, CIO di Bridgewater (uno dei più grandi fondi speculativi al mondo), dobbiamo studiare la storia, per capire dove eventuali tornate elettorali possano portare. Secondo Dalio il periodo tra le due guerre assomigliava molto alla situazione economica che stiamo vivendo (bassa crescita e bassi tassi di interesse). Dalio fa notare come i movimenti cosiddetti populisti nascano in quanto il sistema politico ed economico non è più in grado di dare risposte all’uomo “comune”. I movimenti populisti tendono ad essere chiusi e protezionisti, e, tendono ad essere rappresentati da leader forti, che siano in grado di proteggere i loro interessi. Sempre secondo Dalio, i leader populisti tendono a creare conflitti interni, conflitti esterni e, solitamente i paesi che li scelgono come soluzione tendono ad evolvere da democrazie in dittature (anche se poi dice che non vede ora un caso in nessun paese, USA compresi). Anche se Dalio sottolinea come non vi sia pericolo di dittature, bisogna controllare costantemente come evolve la situazione politica mondiale in Francia, per esempio.
Per tornare al breve periodo, Steen Jakobsen di Saxo Bank prevede un rallentamento globale, essendo la spinta post Trump ormai esaurita. Attualmente, a guidare la crescita globale è l’Europa, arrivando perciò a battere anche il primato degli Stati Uniti nel secondo e terzo trimestre del 2017. Una conferma di quanto sta accadendo anche per le altre case d’affari che stanno rivedendo al rialzo le quotazioni del Vecchio Continente proprio grazie al rientro delle paure dettate dalla politica. Il pericolo politico, sempre secondo l’analista di Saxo, sarebbe evitato per il momento, con i Paesi Bassi che hanno ridato fiducia al vecchio continente dopo le elezioni.
L’Asia, dal canto suo, vista nel recente passato come una possibile miniera d’oro, potrebbe, almeno nel 2017, contribuire poco o nulla alla crescita mondiale con una Cina che dal canto suo arriverebbe ad essere addirittura immobile. Fattore di incertezza è il rapportarsi delle altre nazioni, in particolare della Cina, con le politiche della nuova amministrazione, spesso foriera di una possibile guerra commerciale più volte ventilata.
A conferma di questo, Mike Bell, strategist per JPMorgan Asset Management, scrive che i titoli europei “sembrano piuttosto a buon mercato” rispetto ai titoli americani grazie a un aumento dei guadagni e soprattutto dell’attenuarsi della crisi in Europa, il tutto in contrapposizione con un mercato statunitense un po’ troppo sopravvalutato.