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Market review n.23 2019

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L’indice S&P 500 ha raggiunto massimi record di tutti i tempi, la performance realizzata su base annuale (YTD) è poco oltre il 25% del prezzo dell’indice, ciò nonostante molti investitori guardano il comparto azionario dei loro portafogli e si chiedono perché i loro rendimenti sembrano inferiori a quello che ogni giorno viene pubblicato sui mercati. Nel complesso degli investimenti azionari, gli indici internazionali emergenti e sviluppati hanno subito significativi ritardi rispetto a molti indici azionari nazionali. Tuttavia pur trascurando questo fattore contrario delle azioni internazionali rispetto alla tendenza domestica, come mai i portafogli di molti investitori individuali hanno registrato nel complesso deboli performance?
Probabilmente molti investitori hanno detenuto troppa liquidità per la maggior parte di questo periodo di crescita del mercato. Le ragioni sono molte, ma soprattutto coloro che per ragioni di età erano rimasti scottati durante lo scoppio della bolla tecnologica dopo i massimi del marzo 2000 e poi la successiva crisi finanziaria del 2008 sono stati generalmente molto più cauti durante questa ripresa mantenendo investito la maggior parte del patrimonio in liquidità. Un’altra considerazione è più specifica e riguarda gli investimenti nei settori ad alta capitalizzazione, in particolare il settore dell’Information Technology rappresenta circa il 22% della capitalizzazione di mercato totale dell’indice S&P 500. Sulla base di dati recenti  gli investitori in generale – probabilmente segnati anche in questo caso dai minimi borsistici del marzo 2009 –  risultano piuttosto sotto investiti in questo settore con le migliori performance. Si consideri che al momento il settore Tech è in crescita di poco più del 40% da inizio anno. Ciò significa che questo settore ha contribuito quest’anno per oltre il 20% del rendimento del prezzo dell’indice S&P 500.
In questo contesto la Fed ha mantenuto invariati i tassi, come da attese. Il numero uno Jerome Powell ha parlato di prospettive economiche “favorevoli” per il prossimo anno nonostante gli sviluppi e i rischi globali, segno che la politica monetaria sta funzionando.
Sul fronte dell’area Euro la prima conferenza stampa del presidente della BCE Christine Lagarde attesa in questi giorni, sta concentrando l’attenzione per capire che indirizzo vuole dare alla sua presidenza. L’inflazione ad ogni modo rimane contenuta dopo un ulteriore calo in ottobre, sulla base del profilo di crescita anemico della regione. È improbabile che ci siano grandi sorprese al rialzo nell’indice armonizzato dei prezzi al consumo di novembre, che dovrebbe rimanere ben al di sotto dell’obiettivo, giustificando così una politica monetaria meno rigida.
Pur tuttavia, con la perdita di efficacia delle misure della Banca centrale europea e l’esaurimento delle munizioni da parte della banca centrale, la spesa fiscale e le riforme strutturali dovrebbero svolgere nel breve termine un ruolo più importante nel produrre stimoli all’economia, ma un aumento dell’allentamento fiscale e un introduzione di riforme strutturali – ad oggi non in agenda – probabilmente verranno avviate solo con l’aggravarsi dei dati macroeconomici.

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