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Arte e finanza innovate dal rischio Giuseppe Frangi , Curatore di Casa Testori

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Da 10 anni Casa Testori è attiva nel panorama espositivo milanese. Quali sono i fattori distintivi nella sua proposta?
Casa Testori fin dall’inizio ha scelto come mission quella della scoperta e della valorizzazione di nuovi protagonisti nel campo delle arti visive. Nell’arco di questi dieci anni sono stati oltre 150 gli artisti che hanno avuto opportunità di esporre negli spazi della Casa, con una prevalenza di artisti della generazione anni 70 e anni 80. Naturalmente esporre in queste stanze significa anche misurarsi con il fascino e l’autorevolezza del personaggio che le ha abitate, Giovanni Testori, e che si è sempre distinto nella molteplicità dei suoi interessi, proprio nello scouting di nuovi talenti artistici, da incoraggiare e da sostenere. Oggi la presenza di Testori è visualizzata in particolare dalla sua grande biblioteca d’arte, che raccoglie libri di grande importanza e rarità relativi ad ‘800 e ‘900. Questo conferisce ulteriore autorevolezza a questi spazi e stimola gli artisti ogni volta a dare sempre il meglio di sé nel momento in cui espongono. Casa Testori ha comunque privilegiato sempre una programmazione libera e senza schemi, il che ha permesso di realizzare un’importante mostra sul Pasolini pittore nel 2012 o una, di grande successo di pubblico, dedicata ad una visualizzazione moderna del più bel libro scritto su Milano, quello di Bonvesin de la Riva (2015). Nel suo processo di crescita, Casa Testori si è affermato sempre più come un marchio capace di proposte espositive importanti, realizzate in spazi esterni, come la mostra con tre video di Marina Abramović allestita all’Ambrosiana che si chiude il 31 dicembre. 

La mostra “Libere Tutte”, ospite nella casa di Giovanni Testori, testimonia l’importanza della presenza femminile nella produzione artistica del nostro paese.
“Libere tutte” è un progetto espositivo che vuole render conto di un fenomeno che sta caratterizzando il mondo dell’arte in questi anni: la rilevanza numerica e qualitativa delle artiste. Non è una mostra di genere, di quelle pensate all’insegna delle pari opportunità. “Libere tutte” è una presa d’atto di come in Italia oggi le artiste siano capaci di intercettare la sensibilità del nostro tempo con molta libertà ed energia poetica. Con “Libere tutte” i due curatori si sono posti in osservazione, quasi aspettando delle risposte dalle opere che le artiste hanno scelto di esporre, per capire in che termini oggi il loro lavoro sia più interessante e anche più innovativo. Credo che un esempio valga meglio di ogni altro discorso: tra le 21 artiste presenti nelle stanze della grande Casa c’è Maria Morganti che ha scelto di esporre non un’opera ma il proprio sito: non c’è altro artista in Italia che abbia affrontato con tanta completezza e profondità il tema importantissimo del proprio sito internet. In una stagione come la nostra in cui il web diventa un “ambiente”  decisivo con cui fare i conti, è significativo che sia stata un’artista a mettere a punto il progetto più avanzato e innovativo. 

Arte e Finanza sono sempre più legate. Quali sono le dinamiche che le accomunano?
Io penso che ciò che accomuna questi due mondi sia la vocazione ad una grande dinamicità. Sono mondi che non si possono mai fermare sulle conquiste acquisite. In un certo senso possono essere visti come due avamposti che sperimentano soluzioni e formule che poi possono diventare patrimonio sociale diffuso. Arte e finanza hanno uno sguardo necessariamente “in avanti”; intercettano fenomeni e tendenze sul loro nascere. È un’affinità che si potrebbe definire psicologica: arte e finanza si misurano sempre con il rischio come fattore di stimolo e di innovazione. 

L’arte può rappresentare una interessante opportunità di diversificazione degli investimenti finanziari?
Certamente in questi decenni abbiamo assistito alla crescita esponenziale del mercato dell’arte come fattore insieme di investimento e di status symbol (le due cose vanno spesso a braccetto). Questo ha fatto sì che si sia assistito anche a fenomeni parossistici che agli occhi di molti hanno messo in dubbio la credibilità di un mercato come questo. Si determinano degli squilibri poco riconducibili ad una razionalità, grazie ai quali un multiplo di Jeff Koons (il Coniglio, in acciaio, tirato in quattro esemplari) arriva a valere tre volte rispetto ad una rarissima tavoletta di Cimabue, come accaduto in questo 2019. È un mercato quindi decisamente orientato sul contemporaneo, che permette a volte rimbalzi di valore spettacolari nell’arco di poco tempo, grazie ad un sistema collaudato che tiene insieme in un patto ferreo gallerie, collezionisti, case d’aste curatori e artisti dalla grande presa mediatica.
Al di sotto di questo mercato “irraggiungibile” ne vive un altro dove oltre ai valori economici entrano in gioco anche competenze, passione, fiuto rispetto ad artisti destinati ad affermarsi o sottostimati. È uno stile collezionistico che non cerca un ritorno immediato e che si alimenta anche del piacere di avere un’opera il cui valore non si esaurisce solo nel suo valore economico.

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