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Market review n.10 di Simone Siragusa

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Nella splendida cornice di Taormina, la Cancelliera Merkel sembra aver preso prepotentemente le redini dell’Europa, sfidando Trump e pronunciano la frase “Finito il tempo in cui facevamo affidamento sugli altri. Dobbiamo prendere il destino nelle nostre mani”. Era dai tempi di Schroeder e Chirac e della guerra in Iraq che un capo di stato USA non veniva trattato in questa maniera durante il G8. Nel frattempo però non sono arrivate news per quanto riguarda la Grecia, sempre più in difficoltà dopo la cura voluta da FMI e dalla Germania. Anche se Macron ha portato uno spiraglio per la situazione ellenica, Fitch ci ha tenuto a precisare che l’uscita di Atene dall’area euro colpirebbe o colpirà soprattutto Roma e Madrid. Molte banche USA sono preoccupate da un nuovo caso greco, che potrebbe portare maretta sui mercati, non tanto per la Grecia in sè (2.5% dell’economia Europea) quanto per la nuova ventata di austerity che si è fossilizzata, nonostante le pesanti ripercussioni economiche e sociali e per il collegamento ad altre economie del sud Europa. Se l’austerità può avere senso in caso di malagestione, non ha molto senso con Spagna ed Italia, fa notare Lawrence Summers. Secondo Summers infatti la Spagna partiva da un debito più basso di quello tedesco e, l’Italia ha una bilancia commerciale positiva nonostante gli anni di crisi.

Secondo lo strategist di Nomura Richard Koo, imporre nuovamente austerity in questo caso è pura follia e, ricorda molto l’errore che fece il Giappone nel 1997, su pressione del Fondo Monetario Internazionale.

Nel frattempo, oltre al G8 è da segnalare i tagli dei tassi della Cina e il taglio contestuale del rating creditizio. La Fed stessa è in controtendenza rispetto a Draghi, che vede una crescita che tocca tutti i settori. Infatti secondo il presidente della Fed di St. Louis James Bullard, il programma di rialzi dei tassi impostato dalla Fed risulta essere troppo veloce per un’economia che mostra i primi segni di debolezza. Infatti da quando la Fed ha alzato i tassi a marzo, i rendimenti obbligazionari sulla parte lunga della curva sono scesi insieme all’inflazione. Un segnale non incoraggiante che secondo Bullard, se venissero confermati i due rialzi anticipati durante quest’anno, rappresenterebbe un ritmo “eccessivamente aggressivo rispetto ai dati sulla performance macroeconomica Usa che giungono al momento”. Bullard ritiene necessario che la Fed alzi i tassi una sola volta e poi si fermi finché non è chiaro che l’economia ha ingranato una marcia superiore.

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