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“Attivi nella gestione di bonds” Intervista ad Alessandro Gandolfi, Country Head di PIMCO per l’Italia

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Condivide la dichiarazione del Presidente della Bce quando afferma che la crisi dell’Eurozona è alle spalle e la ripresa solida e ampia?

In effetti la ripresa dell’Eurozona appare robusta al momento, con crescita intorno al 2%. Sia la politica fiscale che quella monetaria sono espansive e indubbiamente aiutano la sostenibilità di questa fase di crescita. Se a questo aggiungiamo che l’Eurozona non è cresciuta per molto tempo si può condividere l’opinione di chi ritiene che la crescita europea sia destinata a durare, a condizione che non intervengano shock esterni. Detto questo affermare che una possibile crisi dell’Eurozona sia definitivamente alle spalle è azzardato. Infatti l’Eurozona non ha ancora un meccanismo di stabilizzazione efficace a fronte di una sempre possibile futura crisi economica, mentre il peso dei cosiddetti partiti anti-establishment è decisamente cresciuto e la BCE a quel punto avrà già usato molte delle leve di politica monetaria a sua disposizione. Per questo rimaniamo comunque cauti sull’outlook di medio termine per la zona Euro.

La gestione passiva è sempre più rilevante nel panorama globale. Come si può fare per evitare rischi di enfatizzazione delle bolle speculative? E lei non ritiene che contribuisca all’aumento della volatilità dei mercati? 

Il rischio di bolle esiste a prescindere dagli approcci di gestione adottati e la storia insegna che tende ad aumentare quando si riduce il livello di attenzione ai c.d. fondamentali di mercato. Indubbiamente i tassi bassi di questi ultimi anni hanno indotto molti ad estendere il range di rischio, precedentemente accettabile. Tenere l’attenzione alta sulla qualità delle loro analisi fondamentali è ciò che i gestori attivi dovrebbero sempre fare. Fatta questa premessa i trend di crescita dei flussi verso strumenti passivi è stato  l’elemento distintivo dell’industria degli ultimi anni. Se però ci limitiamo all’ultimo anno notiamo come questo trend non è più vero per l’obbligazionario, dove i fondi attivi hanno registrato flussi di raccolta più alti di quelli passivi. Il motivo? Innanzitutto le statistiche mostrano come i fondi obbligazionari attivi al contrario dei loro omologhi passivi hanno in media sovraperformato al netto dei costi su orizzonti temporali da 1 a 10 anni, (con il 63% dei fondi attivi che a 5 anni ha battuto le strategie passive). Non si può dire lo stesso per i fondi azionari.  Questo si spiega sia con la numerosità e composizione degli indici obbligazionari che determinano inefficienze che i gestori attivi sfruttano a loro vantaggio sia col dato di investitori in obbligazioni che non hanno finalità economiche in senso stretto. Questi investitori, rappresentati da Banche, Assicurazioni e Fondi Pensione ma soprattutto in questi ultimi anni le Banche Centrali. Questi costituiscono quasi il 47% del mercato obbligazionario globale.

Pimco ha scelto di adottare un processo di investimento consolidato e rigoroso. Quanto e come cambiano le strategie nei diversi momenti storici e nelle diverse condizioni del mercato?

Il processo di investimento in PIMCO per quanto si sia evoluto nel tempo si è sempre mantenuto coerente con il suo principio di avere un outlook di mercato che integri visione di lungo termine  con quella di breve termine o ciclica. Una visione che è unica a livello di azienda ma che si declina a seconda delle diverse caratteristiche dei mercati cui fanno riferimento i vari team di gestione. Per fare questo occorre che il processo sia strutturato in Forum, momenti periodici, a cui tutti i Portfolio Managers di PIMCO sono invitati ad intervenire ed a partecipare attivamente portando le loro visioni del mondo e del settore che più direttamente li impegna. Questa visione olistica tuttavia non limita la possibilità dei gestori di proporre valutazioni diverse e di implementarle nei loro portafogli a condizione che non siano nettamente in contrasto con le view del Comitato Investimento. Da questo processo olistico sono uscite visioni come la c.d. ‘Nuova Normalità del 2009 e la Nuova Neutralità del 2014, divenute dopo qualche tempo dalla loro formulazione patrimonio comune del mercato. Queste sono visioni del mondo comuni e che servono a definire le strategie gestionali sia che si gestiscano titoli governativi che high yield.

Il mercato azionario brasiliano è crollato di oltre il 10 per cento a causa dell’ennesimo scandalo di politica e corruzione. Ci sono comunque opportunità in questo momento nei mercati emergenti?

La profonda crisi economica del Brasile e le turbolenze politiche hanno avuto un risvolto positivo perché hanno spinto i politici a lavorare insieme al governo di transizione di Michel Temer per intraprendere riforme difficili e impopolari prima delle elezioni presidenziali del 2018. Tuttavia le recenti vicende che hanno coinvolto il Presidente Temer possono avere conseguenze sul processo di riforme ad oggi difficili da prevedere. Detto questo per gli investitori di debito si può trattare di opportunità. Ovviamente ci sono dei rischi, ma il Brasile si distingue perché fino ad ora si è mosso nella giusta direzione. In generale siamo positivi sui mercati emergenti seppur con le dovute cautele perché riteniamo che i rischi siano molto diminuiti rispetto al quarto trimestre del 2016 e abbiano meno probabilità di concretizzarsi nel corso del prossimo anno. A nostro avviso, gli investitori possono prendere in considerazione, o rivedere, di conseguenza i propri portafogli.

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