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Market review n.9 di Simone Siragusa

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Dopo l’elezione di Macron la situazione sembra essersi stabilizzata. Se pensiamo solo a qualche mese fa, l’elezione di Trump ed il Brexit avevano spaventato i mercati, ponendosi in linea di collisione con la UE. L’Europa ha tenuto, tutto sommato bene, passando dalle elezioni Austriache, Olandesi (per nulla scontate) e Spagnole. La Francia è stata disinnescata e non sembra che le elezioni del parlamento tra un mese circa rappresentino un problema. La Germania un problema non lo è mai stato, in quanto sia la Merkel, sia Schultz (diretto antagonista della Cancelliera) sono pro-Europa e pro – euro. Rimane l’incognita Italia, ma la legge elettorale potrebbe disinnescare il problema.

Non si vede quindi a breve un nuovo evento politico che possa creare incertezza. In realtà, a ben pensare, rimane quella che è stata definita una “bomba a tempo”, cioè l’attuazione pratica del Brexit, di cui non si conoscono ancora gli effetti. Nel frattempo la scommessa di Theresa May di rilanciare la maggioranza con elezioni, a detta dei maligni, sembra essere dovuta ad un rallentamento dell’economia inglese, molto preoccupante, nonostante la debolezza della moneta. Da aggiungere, secondo la mia opinione, che tirare la trattativa alla lunga crea incertezza per il destino Britannico e quindi indebolisce le posizioni pro Brexit. L’Institute of International Finance prevede per quest’anno una crescita del 1.4% e zero per il 2018, dovuto principalmente al crollo degli investimenti esteri Inoltre l’inflazione ha depresso i consumi interni.

Sempre secondo il rapporto di IIF questo è confermato dalla scarsa crescita fatta segnare nel primo trimestre dell’anno (solo 0.3%). In particolare la prolungata incertezza sull’accesso al mercato non permette agli investitori esteri di prendere in considerazione un investimento in Gran Bretagna.

Il rallentamento riguarda anche gli States, visto che secondo Bank of America – Merryll Linch l’allocazione globale sull’azionario è scivolata ai minimi da nove anni. In particolare il colosso americano dice che da 6 settimane la fuoriuscita da fondi azionari US è stata di 22,2 miliardi, vale a dire un record da un anno a questa parte. Visti i livelli di rapporto di prezzi su utili della borsa azionaria USA (il famoso Ciclycally Adjusted Price Earning – CAPE) ad un livello decisamente sopra la media (circa 29) la cautela sembra giustificata e,  l’ Europa ed i paesi emergenti sembrano trarne beneficio.

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