Gli Stati Uniti e la Cina hanno accettato di rimuovere le barriere commerciali e di aiutare le società statunitensi ad accedere alla Cina, uno sviluppo che potrebbe avere un impatto su altri paesi che esportano anche in Cina. L’ottimismo sull’accordo è stato tuttavia di breve durata dal momento che Donald Trump ha rivolto maggiore attenzione ai rappresentanti di entrambe le parti del Congresso che temono che la questione della protezione della proprietà intellettuale in Cina possa essere sacrificata rispetto alle questioni sul bilancio commerciale a breve termine. L’Europa sembra essere l’area maggiormente penalizzata dall’accordo USA-Cina in quanto è improbabile che lo squilibrio commerciale della Cina con gli Stati Uniti venga risolto semplicemente aumentando le importazioni di soia statunitense. Giovedì, il presidente degli Stati Uniti ha minacciato di imporre ulteriori prelievi sulle auto importate, una dichiarazione che ha colpito duramente le azioni dei produttori automobilistici europei. I primi indicatori europei PMI di maggio hanno riacceso le preoccupazioni sul ritmo di crescita nella zona euro. Gli indici compositi di produzione e servizi in Francia, Germania e zona euro hanno sollevato dubbi sulla crescita rimanendo altrettanto forte. La domanda, compresi i nuovi ordini di esportazione, ha continuato a rallentare. Tuttavia continua in territorio espansivo, il che suggerisce che la crescita rimarrà vicino, pur se inferiore, ai livelli attuali. Almeno i segnali sull’occupazione rimangono positivi, un segno dello slancio del mercato del lavoro.
Nel frattempo, il sell-off del debito pubblico italiano ha preso il volo dopo il fine settimana, tra le minacce di un downgrade del rating sovrano, la prospettiva di una crisi costituzionale e le aspettative per nuove elezioni che potrebbero effettivamente servire come referendum sull’adesione all’euro del paese. Il premio richiesto dagli investitori per tenere il rendimento dei titoli di stato italiani a 10 anni è salito a 3 punti percentuali da 1,9 punti percentuali dal 14 maggio il più ampio dal 2013. I peggior risultati si vedono sul debito a breve scadenza dove il rendimento dei titoli a 2 anni è passato nello stesso periodo dal -0.28% a 1.89%.
Finora, l’impatto su altri mercati dei titoli di stato della zona euro è stato limitato, indicando che gli investitori sono abbastanza sicuri che la regione possa resistere all’incertezza politica in Italia.
Ma se la crisi in Italia risultasse duratura sarebbe improbabile che il sell-off generale di questi giorni rimanga un incidente isolato ed eventuali ulteriori elezioni entro l’anno che si polarizzino sull’adesione all’euro, rappresenterebbe un rischio sistemico ed esistenziale per l’intero progetto, probabilmente costringendo la BCE ad agire. Nel breve, dunque gli investitori saranno incollati agli eventi in Italia, e tale situazione serve solo a ricordare che il rischio politico nell’area dell’euro non è scomparso, ma tutto ciò non dovrebbe essere motivo sufficiente per spingere gli investitori a premere il pulsante di sell-off generale anche sui mercati azionari.
Posted on