La riunione dei presidenti delle banche centrali mondiali tenutasi a Jackson Hole pochi giorni fa è passata in sordina. Peraltro è opportuno ricordare che proprio da Jackson Hole Draghi annunciò nel 2014, con un certo ritardo e considerevoli resistenze, le contromosse denominate poi dalla stampa “bazooka”, venute a galla soprattutto per la crisi greca e delle principali banche tedesche e francesi coinvolte nel prestito allo stesso stato greco.
A cosa sono dovuti i silenzi dei banchieri centrali? Verrebbe da dire dall’incapacità della politica. Trump infatti ha da tempo iniziato a perdere lo smalto dei primi mesi di governo. Il mercato sembra sempre più fragile, ciò nonostante si ostina a chiedere il muro con il Messico a conferma che per lui sia una priorità evidentemente non condivisa. Nel frattempo il fronte caldo è diventato la Corea del Nord, che continua con i test missilistici e, che è arrivata a lanciare fino ad una distanza di 3’000 Km (oltrepassando il Giappone). Questo ha mandato i mercati in fibrillazione, con un euro che si rivela in risalita a quota 1.20 sul dollaro. Sono scomparse inoltre politiche di tagli fiscali credibili e il Governo a stelle e strisce sembra aver perso interesse sull’economia, compreso il deficit commerciale e il debito USA che è arrivato a 71 trilioni di dollari (circa il 40% in più rispetto al 2007).
Oltre la Corea ed il debito, gli USA potrebbero avere problemi ad innalzare il debt ceiling (livello massimo di debito) già a fine settembre, in quanto Trump ha minacciato di arrivare allo shut down del Governo se non viene finanziato il muro. Questo potrebbe avere gli effetti già visti sui mercati e sui rendimenti dei titoli di stato.
Il fatto è che, se guardiamo i dati delle vendite auto USA, il rallentamento economico era nell’aria ed il mercato azionario USA è sopravvalutato.
Basti vedere il rapporto prezzo utili o il rapporto prezzo/ vendite delle società S&P 500 (che ha raggiunto il livello addirittura del 2001) per rendersi conto della bolla che la politica del riacquisto di azioni proprie a tassi bassi non risulta in una crescita sana.
Inoltre i prestiti subprime hanno nuovamente raggiunto i livelli del 2007, anche se per il momento il tasso di insolvenza sembra essere ancora sotto controllo.
Ci aspetta quindi un autunno abbastanza impegnato e, che potrebbe avere conseguenze sulla fragile ripresa europea. Draghi certamente ne è consapevole, per questo a Jackson Hole ha probabilmente ritenuto opportuno sospendere il giudizio.
Posted on