In base alla sua esperienza come sono congegnati procedure e ruolo dei “navigator”?
L’approccio al mondo del lavoro è complesso e richiede professionalità specifiche ed esperienza, oltre a una buona conoscenza del mercato e del substrato industriale del Paese. Partendo da queste premesse, credo che ciò che è previsto per il reclutamento dei navigator indichi un’altra direzione: sono richiesti percorsi formativi specifici e non adeguati; non sono dettagliate le competenze; non si capisce se e in che modo avverrà la preparazione di queste figure.
Come potranno questi navigator valutare gli aspetti psicologici, professionali, di aspirazione, di flessibilità e di motivazione e interagire con lavoratori dai profili e dal background variegato, che magari sono rimasti fuori dal mercato del lavoro per caratteristiche spesso di età o geo-economiche o per una mancanza di competenze? Individuare i punti di forza di queste persone e guidarle in un processo che li riporti nel mondo del lavoro richiede professionalità e tanta esperienza; l’improvvisazione non può che generare frustrazione in chi cerca lavoro e bloccare la crescita delle imprese, causando solo danni.
L’Economia è in fase di stagnazione: quali le conseguenze dal suo osservatorio privilegiato?
Già da qualche mese il vento è cambiato: secondo l’inglese “The Economist” ci troviamo di fronte a una ‘mild recession’, ovvero una recessione mite, ma lo stesso settimanale evidenzia come oggi non siamo attrezzati per affrontarla. E su questo mi trovo pienamente d’accordo. Se, infatti, nel 2008 abbiamo affrontato una crisi pesante grazie a una cooperazione internazionale molto forte, oggi ci troviamo davanti una serie di ostacoli principalmente di natura politica che non agevolano la concertazione di interventi preventivi.
La globalizzazione degli ultimi decenni ha prodotto molto, ha dato grandi risultati che però sono stati distribuiti male o comunque in maniera non equilibrata. Abbiamo assistito ad una polarizzazione delle posizioni economiche dei ceti sociali, con pochi che possono contare su redditi molto ampi, tanti a basso reddito, con potere d’acquisto in diminuzione e una conseguente contrazione del ceto medio.
Tra le prime sfide che l’Italia si trova ad affrontare c’è sicuramente la produttività ferma ormai da decenni. Peccato che fra le principali motivazioni che limitano la produttività nel nostro Paese ci sia la forte difficoltà a fare impresa. Fare business in Italia è molto più difficile che altrove a causa dell’elevata tassazione, della difficoltà di accesso al credito, della mancanza di regole certe.
Un altro grosso problema è il basso livello di competenze del capitale umano, fenomeno di cui si parla troppo poco e che ci vede, tra i paesi avanzati, non solo agli ultimi posti come percentuale di laureati ma soprattutto con skills disallineate rispetto alle esigenze delle aziende. Altre aree critiche sono poi quelle della formazione professionale e dei rapporti tra scuola/università e mondo produttivo.
Lo scenario geopolitico mondiale e il quadro nazionale non ci consentono di perdere tempo: servono interventi strutturali importanti per porre fine alla nostra stagnazione e soprattutto abbiamo bisogno di politiche anticicliche per invertire il pericoloso ripiegamento che abbiamo imboccato.
Quanto l’incertezza pesa sulle decisioni d’investimento delle aziende?
Purtroppo l’incertezza politica a livello globale, le tensioni commerciali e l’erosione della fiducia dei consumatori pesano moltissimo sulle scelte aziendali e sulle strategie di investimento. Per quanto riguarda il mio campo di attività, le posso fare un esempio pratico di come la mancanza di concentrazione sul futuro e cambiamenti sempre più dinamici del business a livello mondiale stanno influenzando le aziende in tema di acquisizione delle risorse. Fra novembre e dicembre 2018, come Korn Ferry abbiamo realizzato una survey che ha raccolto le risposte di oltre 600 professionisti specializzati nell’acquisizione di talenti in tutto il mondo.
Ebbene, da questa ricerca emerge chiaramente che, anche se l’83% dei professionisti intervistati riconosce di avere nella sua Organizzazione un piano di acquisizione di talenti a lungo termine strettamente collegato alle strategie aziendali, in fase di attuazione molto spesso questo piano non viene rispettato. Il 40% di loro ammette infatti di prevedere solo un orizzonte temporale di sei mesi o meno per le esigenze di assunzioni future, mentre il 16% dichiara di pianificare solo le necessità immediate.
Questo vuol dire che – nonostante i cambiamenti nelle necessità delle imprese non siano mai stati così frenetici come in questo momento e richiedano il massimo impegno anche in termini di investimenti per il futuro – le Aziende si concentrano sul breve termine mentre sarebbe fondamentale lavorare per prevedere e anticipare le future esigenze di talenti e assumere o riqualificare le risorse esistenti per affrontare le sfide del futuro.
Korn Ferry si posiziona come società leader in grado di sincronizzare strategia e talento e garantire performance aziendali superiori. Quali le attività previste nel 2019?
Da qualche mese anche in Italia la nostra società ha completato il processo di integrazione di Korn Ferry – leader internazionale nell’executive search – e di Hay Group, specializzato in people strategy e valutazione delle performance aziendali, e stiamo proponendo i nostri servizi e i nostri prodotti sotto un unico brand, ovvero quello Korn Ferry.
Questa integrazione ha portato alla nascita di una Società di consulenza organizzativa globale, in grado di accompagnare le aziende nel ridisegnare i propri asset manageriali e i processi, per far fronte alle nuove sfide dei mercati. La progressiva disintermediazione del settore, incentivata anche da Internet, ci ha indirizzati verso servizi e consulenza a tutto tondo, ponendoci come punto di riferimento per le Aziende che necessitano di una attività di advisory indipendente e meritocratica. E questo continuerà ad essere il fulcro di tutte le nostre attività per l’anno in corso. La profonda conoscenza del tessuto industriale italiano dei nostri professionisti, unita a un database altamente profilato e a tools innovativi, ci permette infatti di generare i migliori risultati per le Aziende e le Organizzazioni che si affidano a noi. La consulenza che offriamo va dalla strategia organizzativa all’acquisizione di talenti, all’attività di costruzione di una corretta Governace Board secondo la best practice anglosassone, alle compensation, ai benefit, ai piani di assessment e successione, allo sviluppo della leadership.
Una delle attività principali per accompagnare le Aziende a ridisegnare gli asset manageriali è la valutazione e il potenziamento delle competenze dei Cda: in tal senso non solo interveniamo per costruire una corretta governance dei board, ma anche affinché la loro composizione comprenda tutte le competenze necessarie.
Anche le politiche di remunerazione e incentivazione dei professionisti stanno diventando sempre più complesse. La nostra expertise ci permette di sviluppare piani di remunerazione flessibili e competitivi allineati con la strategia aziendale, costruendo programmi di coinvolgimento delle persone per attrarre e motivare risorse diversificate per rafforzare la cultura aziendale e gli obiettivi.