Sia il Giappone che gli Stati Uniti sono stati colti di sorpresa dai dati sull’inflazione. Questo ha comportato elezioni anticipate in Giappone. Per quanto riguarda gli USA invece è la stessa Presidente della Fed Janet Yellen ad ammettere di non avere le idee chiare, dicendo: “Io e i miei colleghi potremmo aver mal giudicato la forza del mercato del lavoro, il grado di conformità delle aspettative inflazionistiche di lungo periodo con il nostro obiettivo d’inflazione e persino le fondamentali forze che guidano l’inflazione”. Ha inoltre ammesso che: “pressioni al ribasso sull’inflazione potrebbero rivelarsi persistenti al di là di ogni previsione”. Questo fatto richiederebbe, per difendere la ripresa, un freno alla normalizzazione della politica monetaria: “Come dovrebbe essere formulata la nostra politica al cospetto di incertezze così significative?” si è infatti domandata. La replica è stata data con una risposta molto politica: “A mio avviso si rafforzano le ragioni di una gradualità delle mosse. Troppa fretta rischia di introdurre correzioni eccessive della politica in risposta a sviluppi attesi che tuttavia potrebbero non verificarsi”. La scarsa inflazione, insomma, risulterà “naturalmente in un cammino più accomodante di quello al momento anticipato”. La cautela quindi la fa da padrona, anche se sembrano non preparati ad una nuova crisi. La non comprensione o, meglio per usare le parole della Yellen la “inadeguata comprensione” delle dinamiche inflazionistiche è imputabile al fatto che più lavoro non ha portato evidentemente più soldi nelle tasche della gente. La Yellen quindi ammette di non voler vedere, pur percorrendo la strada del rialzo dei tassi, perché così facendo spera di avere maggiore spazio di manovra per eventuali tagli quando l’economia presenterà il vero conto. Dalla fine del 2016 la Fed ha compiuto ben tre rialzi dei tassi di un quarto di punto fino all’attuale fascia 1% -‘1,25%. Per l’anno prossimo ha lasciato invariata la previsione di altri tre rialzi, che si ridurranno tuttavia da tre a due nel 2019 fino a raggiungere un più contenuto livello massimo del 2,9 per cento. La Yellen è a conoscenza del fatto che tale mossa sarà una corsa contro il tempo, però dato il clima di incertezza sulla sua riconferma prevista il prossimo 3 febbraio, il problema forse non riguarderà più lei.
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