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Market review n.17 di Simone Siragusa

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Con l’uscita di Fischer, i posti «liberi» nel board della Fed sono quattro su un totale di sette. Questo permette al presidente Donald Trump di ridisegnare interamente la banca centrale, contando anche che il mandato attuale della presidente Yellen scade il 3 febbraio prossimo e non è ancora chiaro come Trump intenda procedere. (anche se sarebbe una novità quasi assoluta interrompere il presidente della banca centrale a questo punto). Sarebbe in corsa per la presidenza della Federal Reserve Gary Cohn, il consigliere economico della Casa Bianca ed ex presidente di Goldman Sachs (non una novità, nonostante Trump abbia sottolineato più volte come odiasse le lobbies). Trump per ora ha nominato Randal Quarles, funzionario del Tesoro nell’amministrazione di George W. Bush, a governatore della Fed.
Nel frattempo molti traders quant, tra cui Kolanovic di JP Morgan, affermano che il bilancio delle banche centrali non può continuare ad espandersi e che il regime di bassa volatilità sta per finire. Secondo Kolanovic, la normalizzazione del rischio riporterà inevitabilmente ad uno scossone sui mercati, che potrebbe finire dopo ottobre. Questo perchè le trimestrali attese delle corporation USA sembrano positive.
Parlando dei problemi dell’euro, che sembrano passati visto il rafforzamento della moneta unica, è arrivata la notizia che la banca nazionale svizzera stia comprando più di quando teneva il cambio a 1.20.
In Europa invece, mentre la consigliera di Obama Laura Tyson afferma la semplice verità che l’Europa non può coesistere se i paesi ricchi non trasferiscono parte della ricchezza ai paesi in difficoltà, è passata sottostraccia l’annuncio della Bundesbank rispetto agli stress test fatti su banche medio piccole e che vedrebbe circa 70 di queste non passare gli stress test. I problemi sono presto detti: i derivati in portafoglio di queste banche sono circa 3 volte tanto di quelle di una banca italiana; i titoli illiquidi (livello 3) sono circa il 42% del capitale netto (contro il circa 9% delle banche italiane). La Bce ha promesso di approfondire il caso (ma scommetto che prenderà tempo). Nel frattempo è chiaro che i tedeschi hanno altri problemi oltre il gigante Deutsche Bank. La politica dei tassi bassi ha portato ad accumulare rischi eccessivi, come all’inizio della crisi.
Nel frattempo, leggendo le dichiarazioni di Junker e di William White (ex capo economista delle Banca dei Regolamente Internazionali) presidente dell’Economic and Development Review Committee dell’Ocse, capiamo quanto sia cresciuto il disagreement anche tra politica e realtà. Junker infatti parla di aumento dei lavoratori e di ripresa economica (e questo lo potete leggere ovunque). White afferma invece che ”La situazione attuale è molto simile a quella del 2008, ma oggi ci sono pericoli molto maggiori all’orizzonte. Di fronte a noi abbiamo prezzi molto alti, soprattutto per gli assets ad alto rendimento e basso rating, volatilità molto bassa, prezzi degli immobili che stanno salendo in maniera molto forte e mercati equity in continuo apprezzamento: tutto ciò messo insieme è fonte di grande preoccupazione”.

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