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Mercato obbligazionario, valore a macchia di leopardo Fonte Fondi&Sicav 22.05.2017

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“Bisogna prendere le distanze dall’asset allocation tradizionale. Anche le strategie short assumeranno maggiore importanza”, sostengono Tim Haywood, responsabile strategie obbligazionarie Absolute Return e Paul McNamara, gestore del fondo GAM Star Emerging Market Rates di GAM

Secondo Tim Haywood, responsabile strategie obbligazionarie Absolute Return di GAM, gli investitori obbligazionari si trovano a fronteggiare un mercato obbligazionario caro e un ormai imminente restringimento monetario. Dato che il bull market che va avanti da quasi 40 anni sembra essere giunto a conclusione, gli investitori iniziano a diventare inquieti. Ma non è tutto finito: il contesto di tassi di interesse al rialzo sta dando vita a molteplici opportunità per tutti coloro che sono pronti a esplorare nuovi ambiti. L’universo del reddito fisso è ampio e la diversificazione rappresenta la chiave per avere successo negli investimenti di lungo periodo. Un approccio flessibile alla composizione di un portafoglio è d’obbligo, con uno sguardo ai governativi, al debito emergente, alle obbligazioni indicizzate all’inflazione, ai mercati con rating investment-grade e high yield, insieme a quello delle obbligazioni convertibili, agli Mbs (mortgage-back securities) e Abs (asset-backed securities). L’approccio di investimento valido per il futuro passa attraverso la combinazione tattica di differenti strumenti più specialistici prendendo le distanze dall’asset allocation tradizionale. E anche la strategie short assumeranno maggiore importanza.

Dal canto suo Paul McNamara, gestore del fondo GAM Star Emerging Market Rates di GAM, sottolinea come, su base storica, uno dei driver chiave per la performance degli emergenti, per quanto riguarda i listini azionari e i mercati obbligazionari, sia stato il differenziale di crescita tra mercati emergenti e mercati sviluppati: fin quando tale differenziale continua ad ampliarsi, di norma gli emergenti registrano performance significativamente superiori fino al completamento del ciclo economico. In realtà, tale dato storico si è ripetuto più e più volte. Guardando al prossimo futuro, tuttavia, la porzione potenzialmente interessante degli emergenti è quella che può ripetere in maniera sistematica tale dinamica. Mettendosi alle spalle una fase di doloroso aggiustamento, le economie emergenti sono oggi meno vulnerabili rispetto a quanto lo siano state per molti anni, grazie al riequilibrio dei flussi commerciali. I deflussi di capitali, che hanno zavorrato l’andamento delle valute, sono alla fine tornati e le riserve valutare si sono stabilizzate. Inoltre, gli economisti sembrano sottovalutare l’impatto che un impulso positivo del credito può generare sulla crescita e, di conseguenza, le potenzialità di una sovraperformance degli emergenti. E’ probabile che il rialzo ciclico segua le orme di quelli precedenti, con elementi chiave di differenziazione che potrebbero permettergli di mostrarsi più forte e duraturo.

 

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