Mentre abbiamo assistito ad una tiepida commemorazione dei 60 anni dell’ Unione Europea, la Gran Bretagna preparava la lettere ufficiale che ne segnerà l’uscita. Questi segnali contrastanti sembrano trascinarsi ormai da tempo, con gli analisti che vedono un’eventuale schiarita solo dopo le elezioni in Francia ed in Germania. Quello che rimane dopo la scelta degli inglesi di uscire dall’UE è che, nonostante lo tsunami che doveva colpire l’economia inglese, per ora nessuno dei problemi pare aver colpito la Gran Bretagna. Quello che vediamo invece è un crescente e sottovalutato problema di governance in Europa, che rimane comunque l’area che cresce meno a livello globale. L’incertezza la proviamo anche nel periodo del Brexit, infatti non sappiamo come verrà attuato l’articolo 50 del trattato di Lisbona, in quanto è talmente difficile uscire dall’UE che non sono previste regole nel caso uno Paese cambiasse idea rispetto all’Unione. Quello che è chiaro adesso è che gli effetti della Brexit si vedranno solo nel medio periodo, forse dopo il 2019. Da meditare anche sul fatto che per dare la fatidica “lezione” alla Gran Bretagna auspicata da Junker, l’Europa dovrà passare da una pletora di veti di vari Paesi, tra cui Malta e Irlanda.
Anche gli Stati Uniti hanno qualcosa da commemorare: nel marzo 2007 infatti iniziò una piccola valanga chiamata New Century Financial, una società sconosciuta e relativamente piccola. Questa società si occupava di mutui subprime. La sua caduta ha rappresentato il “battito di ali della farfalla” che provocò la crisi di uno dei fondi hedge di Bear Sterns un mese dopo e di Countrywide Financial in luglio. Fino a settembre 2008, dopo Lehman Brothers la crisi ebbe un continuum di interventi statali e concertazioni di banche centrali, che non si avviò mai in Italia e che vide la Germania intervenire fino a spendere secondo la Commissione Europea il 7% del PIL per salvare banche come Commerzbank, Hsh Nordbank e varie Landesbank.
Guardando oggi i bilanci e le varie condanne che si sono susseguite per queste banche europee ci chiediamo quando possa veramente smettere di comprare i bond il buon Draghi. Deutsche Bank, per esempio, viene da due anni negativi. Le banche europee sono ancora in buona parte ad un valore di mercato che è una misera frazione del capitale che quotavano nel 2007 e del loro valore di bilancio. Il problema è che i tassi bassi e gli acquisti dovranno cessare e non si capisce dove possano trovare spazio di crescita ed un rilancio delle proprie attività.