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Market review n.5 di Simone Siragusa

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La Fed si appresta ad alzare il costo del denaro, con il rischio di innescare una “guerra” con il presidente Trump. Un aumento dei tassi di interesse potrebbe infatti intralciare i piani dell’amministrazione per un rilancio dell’economia, rallentando una crescita che il presidente Trump ritiene troppo bassa. La Fed però vuole evitare un surriscaldamento della ripresa, che avrebbe conseguenze sui prezzi (leggasi inflazione). Per questo un aumento del costo del denaro alla riunione della Fed del 14 e 15 marzo è dato per scontato da molti operatori.

Secono Jeff Gundlach CEO di Double Line Total Return Fund (il più grande fondo alternativo sui Fixed Income) la Fed molto probabilmente inizierà un innalzamento dei tassi progressivo mano a mano che l’inflazione salirà.

Questo potrebbe anche comportare un rafforzamento del dollaro, visto che ancora questa settimana la BCE ha confermato di non rialzare ancora i tassi, anche se è prossimo il rallentamento dell’acquisto di titoli obbligazionari da parte della Banca stessa.

Trump quindi si troverà confrontato con le prime difficoltà che il mercato gli pone.

L’ulteriore domanda al di qua dell’oceano è che fare dello scontento e del rischio politico di molti paesi, anche fondatori, in particolare Francia e Italia ? Ad alcuni è venuto in mente l’Europa a due velocità. Peccato che questa sarebbe un’ottima soluzione, ma solo sulla carta. Questo forse potrebbe guidare una nuova esplosione dei mercati e far raggiungere l’euforia che vediamo negli USA oppure deragliare su uno dei rischi politici dovuti alle varie elezioni europee. In ogni caso, da una lettura più approfondita, è opinione di molti che la continuazione dell’Europa potrà esserci solo se ci sarà un ulteriore salto verso politiche fiscali ed economiche comuni, altrimenti la legge di Gresham (moneta buona scaccia moneta cattiva) tornerà a bloccare questa applicazione. Il motivo è facilmente intuibile: i tedeschi non avrebbero nessun vantaggio nel vedere il secondo esportatore in Europa – l’Italia – svalutare il proprio debito come ai tempi della lira. Questo farebbe recuperare quella sovranità monetaria che è stata bloccata quindici anni fa circa con l’introduzione dell’euro e, talmente efficace da rivelarsi un lento veleno per tutti, tranne che per la Germania che vanta un surplus elevatissimo, ma per cui tutti sono d’accordo nel non sanzionarla.

In questo contesto economico, il vero segnale di indebolimento della domanda è dato dal petrolio, ancora ampiamente sotto i 50 dollari/barile e che indica una sovra capacità dei paesi produttori che non riesce a fermarsi.

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