All’inizio del nuovo anno, molte delle stesse preoccupazioni riguardo alla crescita economica globale si sono protratte dal 2018. In particolare, sembra esserci un particolare focus sull’economia cinese, dove i dati concreti e le cifre del sentiment si sono entrambi indeboliti, mentre ci sono stati anche alcuni segnali che indicano che l’espansione economica dell’Eurozona si sta ulteriormente attenuando.
Tra queste preoccupazioni riguardo al ritmo della crescita globale, le principali banche centrali hanno generalmente seguito la Federal Reserve adottando una posizione più prudente.
I timori circa un 2019 di recessione sembrano tuttavia esagerati: ll FMI ha rivisto le sue previsioni di crescita al ribasso, soprattutto a causa delle condizioni di business più blande nella seconda metà del 2018, le tensioni commerciali Usa-Cina e un calo più netto in crescita della Cina che ultimamente è stato rivisto in aumento del 6,2% quest’anno. La crescita globale è vista in aumento del 3,5% nel 2019, in calo di 0,2 punti, e + 3,6% nel 2020 (-0,1). Le previsioni di crescita della zona Euro sono state confermate a + 1,7% nel 2020, ma riviste al ribasso al 1,6% quest’anno a causa del rallentamento in Germania e Italia.
Un rallentamento della crescita globale è dunque indubbio ma non sufficiente per porre fine alla espansione. La crescita della zona euro dovrebbe stabilizzarsi a livelli bassi nel 2019, aiutato da una politica accomodante della BCE, che ha confermato la sua politica la scorsa settimana. Le stime di crescita e di inflazione della BCE rendono quindi un aumento dei tassi 2019 improbabile. Anche la Fed dovrebbe mantenere la sua politica di stretta sui tassi almeno fino al mese di settembre. Questi fattori sembrano tutti indicare un contesto globale positivo per il credito. Mentre le minacce a medio termine per l’unità europea con un possibile no deal sulla Brexit e la crescita ancora anemica dell’economia europea aumentano un clima di volatilità sui mercati azionari europei.
Le preoccupazioni maggiori riguardano naturalmente da un lato la Germania, con un tasso di crescita del 1,5% nel corso dello scorso anno, che rappresenta il risultato più debole degli ultimi cinque anni, e dall’altro l’Italia, la cui battaglia sul bilancio ha già avuto un impatto significativo in termini di fiducia delle imprese, con conseguente riduzione degli investimenti. Tutto questo, naturalmente, porta un effetto significativo in termini di crescita nell’Eurozona, ma nei periodi di turbolenza dei mercati occorre sempre guardare ai fondamentali interni e questi sono ancora positivi , con condizioni finanziarie abbastanza favorevoli, alti livelli di fiducia dei consumatori e la disoccupazione che rimane al suo livello più basso dal novembre 2008. In sostanza sono ancora molti i fattori positivi che potranno favorire le condizioni in Europa per una stabilizzazione nel corso di quest’anno con aspettative di una crescita stabile prevista non inferiore al 1,5% nel corso del 2019.
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