I timori di una resa dei conti tra il nuovo governo italiano e l’Unione europea continuano a penalizzare in particolare il mercato azionario italiano e a rinnovare le preoccupazioni sulla coesione dell’UE. Il generale scetticismo sull’impegno del governo italiano nei confronti della disciplina fiscale indicata dall’UE ed il ritardo della crescita in Europa rispetto ad altre regioni, contribuiscono notevolmente al ribasso delle aspettative degli investitori rispetto ai mercati azionari statunitensi e dei paesi emergenti, che evidentemente sono visti con migliori prospettive nel loro complesso.
Come è noto il sell-off in Italia è stato in un primo tempo scatenato dalle dichiarazioni d’intenti che il governo italiano avrebbe anche potuto violare il limite del deficit di bilancio dell’UE del 3% del PIL, poi solo recentemente gli indici azionari domestici hanno recuperato un po’ delle perdite, solo dopo che il ministro dell’Economia Tria in particolare, ha ripetutamente assicurato che avrebbe rispettato le norme dell’UE nel suo prossimo bilancio. E’ attesa la possibilità di un’ulteriore ripresa dei prezzi degli indici azionari italiani, ma difficile immaginare che i valori possano tornare nel breve ai livelli pre-elettorali. Un numero di fattori strutturali sta infatti appesantendo sia il patrimonio italiano che quello europeo. Questo spiega perché le azioni europee hanno sotto-performato rispetto agli altri mercati sviluppati a livello globale nel 2018.
In questo contesto dunque tutti gli occhi sono puntati sul bilancio 2019 dell’Italia, iI budget – che sarà annunciato a breve e presentato alla Commissione europea entro metà ottobre – è probabile che sia abbastanza moderato per ottenere l’approvazione dell’UE. Ciò dovrebbe creare uno spazio per i mercati azionari periferici dell’Europa per rimbalzare ulteriormente, anche se i problemi strutturali permangono sotto la superficie.
Un ulteriore deterioramento dei fondamentali italiani già deboli – in particolare il peso del rapporto debito/PIL superiore al 130% ed un potenziale di crescita inferiore all’1% – lascerebbe l’Italia vulnerabile ad un rallentamento della crescita o a uno shock esterno, sebbene non ne sia previsto alcuno di imminente.
Per quanto riguarda la regione nel suo complesso, l’agenda della riforma della zona euro si sta muovendo nella giusta direzione. Tuttavia, i progressi in questo senso appaiono probabilmente troppo lenti per rappresentare una differenza significativa. Le prospettive di un sistema di assicurazione comune per i depositi bancari in tutta la regione sembrano quasi estinte allo stato attuale, e il quadro che si avrebbe in caso di liquidazione di una banca europea in fallimento non è per nulla chiaro. La leadership tedesca è stata indebolita dal momento che la cancelliera Angela Merkel si trova di fronte a una reazione popolare contro le politiche di immigrazione del suo partito. È anche un momento cruciale per i negoziati sulla Brexit, ci si aspetta un accordo, ma la strada per questo risultato sembra irregolare. L’attenzione del mercato verso il rischio di frammentazione europea si trova solo marginalmente al di sopra della media a lungo termine, ciò significa che sorprese negative potrebbero incitare a una forte reazione del mercato. Tra le poche note positive, una tregua nelle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’UE ha contribuito certamente ad alleviare una certa pressione sulle aziende europee, in particolare le case automobilistiche.
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