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Market review n.07 2018

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Le aspettative per una crescita economica a breve termine negli Stati Uniti sono state ridimensionate su valori inferiori dal momento che la disputa in corso sulle relazioni commerciali con la Cina si è surriscaldata, allo stesso tempo l’accresciuta speculazione su una guerra commerciale ha sconvolto i mercati e soprattutto la fiducia degli investitori sulla loro stabilità.
Fortunatamente c’è ancora molto tempo a disposizione di entrambe le parti per raggiungere un accordo prima che qualsiasi restrizione agli attuali trattati commerciali abbia effetto. Le stime per la crescita del PIL in realtà nel primo trimestre sono crollate principalmente per una ragione legata alle pessime condizioni climatiche, mai come quest’anno sono avvenuti eventi estremamente anomali in particolare nel nord-est degli Stati Uniti penalizzando fortemente in particolare sia la spesa dei consumatori sia le costruzioni. Il deficit commerciale si è ampliato durante il trimestre ed è previsto che sottragga quote significate alla crescita complessiva del PIL.
Le stime reali di crescita sui dati del primo trimestre indicano un tasso di crescita annualizzato intorno al 1,3 percento. In ogni caso ci si aspetta che la crescita riprenda questa primavera, per riportare le stime sul PIL reale vicino alla media del 3 per cento su base annuale, la politica fiscale introdotta da Trump da questo punto di vista si sta dimostrando un potente volano sia sulla spesa dei consumatori sia sugli investimenti produttivi.
L’economia globale ha continuato finora su un’espansione sincronizzata, gran parte della crescita di oggi è stata guidata proprio da un miglioramento dei flussi commerciali in tutto il mondo. Se questo inasprimento dei toni della conversazione tra le due maggiori economie del mondo dovesse continuare, potrebbe generare problemi per l’economia globale e per i flussi commerciali globali in corso. Tuttavia, non è ipotizzabile che altri paesi si uniscano agli Stati Uniti o alla Cina su questo punto, quindi la probabilità di una guerra commerciale globale rimane altamente improbabile. In ogni caso questo nuovo rischio, che non esisteva fino a pochi mesi fa, si è aggiunto ai diversi fattori di rischio per la crescita potenziale dell’economia globale che è stata guidata negli ultimi decenni proprio da un’espansione del commercio in tutto il mondo. In questo contesto si sono aggiunte in questi ultimi giorni le preoccupazioni geopolitiche che pesano ulteriormente sulla fiducia degli investitori a livello globale.
“È probabile infatti che i mercati azionari restino saldamente ancorati al rischio geopolitico, poiché le crescenti tensioni sul conflitto in Siria pesano decisamente sul sentiment”, ha dichiarato in una nota un analista di FXTM. “Con le recenti dichiarazioni da parte della Federal Reserve e le accresciute incertezze politiche per lo stallo tra gli Stati Uniti e la Russia che sta tenendo gli investitori fuori dai giochi, Wall Street potrebbe estendere le sue perdite. È probabile che i corsi dei titoli azionari globali possano risentire di forti ribassi in presenza dell’attuale terribile combinazione di tensioni geopolitiche e di ansia generale del mercato nella ricerca di attività più rischiose”.

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