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La nuova vita del consulente finanziario Intervista a Germana Martano, Direttore Generale di ANASF

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ConsulenTia 2019 è giunta ormai alla sesta edizione che come sotto titolo ha “Protagonisti della Crescita”: qual è stato il percorso evolutivo e quali le novità di quest’anno?
Fin dalla prima edizione abbiamo proposto temi che raccontassero la professione in tutte le sue sfaccettature, coinvolgendo il mondo politico, istituzionale, accademico e ovviamente l’industria. Abbiamo cercato di portare avanti con i nostri interlocutori un discorso che tenesse conto dell’esperienza maturata dai consulenti finanziari in ormai quasi 50 anni di attività nel nostro Paese ma che guardasse al contempo anche all’innovazione, normativa e di mercato. Siamo convinti di aver dato il nostro contributo al settore e di aver saputo anticipare gli effetti, le opportunità come anche le criticità che l’evoluzione porta con sé. A confermarcelo è la partecipazione attiva dei consulenti finanziari e degli attori di questo settore. Il ruolo della categoria in questi anni è diventato palese, sia riguardo al positivo impatto che la consulenza di un operatore qualificato ha sul risparmio degli italiani sia in termini di educazione finanziaria. Oggi più che mai possiamo parlare dei cf come protagonisti della crescita. 

Quale impatto avranno le novità introdotte dalla Mifid 2 sul vostro mondo in termini di trasparenza dei costi e di rendicontazione agli investitori?
Il merito di Anasf è stato quello di sollevare questa domanda già da diverso tempo, invitando l’industria al dialogo affinché la possibile contrazione dei margini derivante dalla trasparenza dei costi e dalla comunicazione degli stessi ai clienti non ricada solo sui consulenti finanziari. Sottolineavamo già nella scorsa edizione di ConsulenTia la necessità che l’eventuale contrazione dei margini venisse distribuita in modo equo su tutti gli attori coinvolti. E’ un rischio che ancora c’è. I prospetti saranno spiegati ai risparmiatori nei prossimi mesi e a farlo saranno chiamati i consulenti finanziari. Li attende di certo un periodo impegnativo e servirà loro tutta l’assistenza possibile da parte delle società preponenti per rendere chiara la comunicazione dei costi agli investitori. 

Di educazione finanziaria si parla ormai da molti anni ma tantissimo resta da fare: quali sono le priorità ora?
Anasf ne parla da oltre dieci anni. Il nostro progetto rivolto agli studenti delle scuole superiori festeggia quest’anno il decennale e il coinvolgimento di 26.500 studenti di tutta Italia per noi è un risultato che nel 2009 sembrava irraggiungibile. Oggi c’è più attenzione da parte di tutti, a partire dai soggetti privati che spontaneamente e su propria iniziativa promuovono e diffondono in vario modo l’alfabetizzazione finanziaria. Di più, oggi esiste un Comitato ad hoc voluto dal Mef, che ha come obiettivo quello di far convogliare gli sforzi e le energie di tutti i soggetti attivi verso un unico e condiviso obiettivo. E’ un primo passo formale che occorreva. Dalla nostra esperienza sul campo, rileviamo che c’è tuttavia ancora molto da fare, tutti i target di cittadini possono e dovrebbero essere coinvolti in progetti di educazione finanziaria. Anasf ha in cantiere un’iniziativa rivolta agli adulti e abbiamo pensato anche a un format che possa essere realizzato tra i risparmiatori che si affidano ai nostri soci. 

Una nuova frontiera è il mondo Fintech: come viene affrontato dai consulenti finanziari?
Il confronto su questo tema è sempre stato attivo in Anasf come anche tra i consulenti finanziari. Ciò che è stato largamente condiviso è che l’innovazione tecnologica non può che essere un supporto valido al lavoro della categoria, ma niente potrà mai sostituire la relazione di fiducia tra risparmiatore e operatore. E’ da sempre il punto di forza della categoria che rappresentiamo. Si è infatti passati dal concetto di robo-advisor al quello di robot for advisor, che è profondamente diverso. Il fintech però non si limita a questo, ma anche all’opportunità di utilizzare i big data. Ritengo che tutto ciò che possa essere d’aiuto all’attività dei consulenti, anche in termini di profilazione, sia il benvenuto ma ancora una volta l’elaborazione di dati e analisi sui cittadini non possono certo sostituire la profonda conoscenza che un consulente ha del cliente, della sua famiglia e perché no anche della sua impresa.

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