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Market review n.19 2018

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La crescita globale si muove sotto l’apparenza di una superficie più calma. L’economia globale ha mantenuto un ritmo costante e solido durante la prima metà del 2018, con crescita del PIL del secondo trimestre per le economie del G20 al 3,9% anno su anno, vicino al tasso più rapido di crescita da metà 2011. Come spesso accade, questa relativa calma in superficie maschera aree di instabilità. La crescita negli Sati Uniti è stata particolarmente forte quest’anno, sostenuta dagli stimoli fiscali, ma la crescita per le altre economie del G7 è rallentata notevolmente. C’è una certa analogia in effetti rispetto alle economie emergenti, con aree sia di forza che di debolezza. Ci sono alcuni importanti rischi al ribasso che potrebbero portare più velocemente ad un rallentamento globale. Le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina hanno continuato ad aumentare, anche se gli ultimi dati di Luglio mostrano ancora un buon ritmo di crescita del volume delle esportazioni. Contemporaneamente, ci sono anche accenni di una crescita dei salari più forte che inizia ad emergere in  alcune delle principali economie. Se tuttavia venisse  attuata una rimozione più rapida degli accomodamenti di politica monetaria di quanto ci aspettiamo, certamente potrebbe turbare i mercati e danneggiare la crescita economica globale.
In questo quadro dell’economia globale ci sono pure alcune ragioni per essere ottimisti. Di recente l’accordo commerciale annunciato tra gli Stati Uniti, il Canada e Il Messico ha forse alleggerito le tensioni commerciali, e potenziato le prospettive per l’economia canadese. Nel frattempo, con solo alcuni moderati ostacoli su Brexit di natura per lo più finanziaria, sta pure diminuendo questo fattore d’incertezza, con previsioni di crescita sia dell’Eurozona sia del Regno Unito che vedono allinearsi.
Il consenso sulle previsioni globali di crescita del PIL risulta di conseguenza pressoché invariato rispetto al mese scorso, con un modesto rallentamento al 3,7% nel 2019 e 3,4% nel 2020.
Questo è dunque il contesto generale in cui si innestano le criticità nell’Eurozona dovute in questo ultimo periodo principalmente alle contraddizioni emerse anche per i toni conflittuali tra il governo italiano e l’Unione Europea.  Da quando i politici italiani hanno infatti stabilito a fine Settembre quel numero chiave come obiettivo di disavanzo al 2,4% del PIL per il 2019, al di sopra dell’obiettivo dello 0,8% fissato dal governo precedente, i rendimenti obbligazionari sono rimasti elevati e i costi degli interessi stanno certamente già iniziando a consumare una grossa fetta del budget. I rendimenti dei BTP decennali infatti nelle sole ultime due settimane sono aumentati di circa 65 punti base.
In queste condizioni attuali e nonostante le proposte politiche che verranno concretamente avanzate dal governo italiano ed esaminate nei prossimi giorni in sede europea, è quanto meno probabile ritenere che la turbolenza continui ancora nel breve periodo.

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