Qual è il suo punto di vista sui PIR? Un successo che non decolla (in termini di impieghi)?
I PIR sono stati introdotti con l’obiettivo di allettare con riconoscimento di un agio fiscale l’investimento paziente in economia reale a sostegno dello sviluppo della PMI in particolare. Obiettivo condivisibile in un paese come il nostro, che ha il PIL sostenuto al 70% da Piccola Media Impresa ma che non vede risparmi degli italiani, seppur consistenti, sostenere rilevanti investimenti nella economia reale autoctona. I fondi che si sono sviluppati, ancorché PIR o “PIRizzati” , sono stati costruiti come fondi mobiliari aperti e distribuiti a retail e si devono quindi attenere a previsioni UCITS che limitano l’investimento in illiquidi al 10% in ragione di attenzione a liquidità giornaliera a sostegno di riscatti di quote (che in contesto PIR, centrato su continuità di investimento di almeno 5 anni, si dovrebbero invece presumere con incidenza assolutamente marginale). L’incrocio PIR con i limiti UCITS ha portato ad una distorsione applicativa dello spirito della norma , o quantomeno dell’indirizzo effettivo della raccolta, poiché determina un attitudine di gestione dei PIR fund non dissimile da qualsiasi fondo riscattabile aperto a retail , fatta salva per una attenzione, purtroppo più di facciata che di sostanza, ad estetiche coerenti con regole PIR (che vorrebbero invece almeno il 21% del nav qualificato in investimenti “value” in PMI).
Diverse società di gestione italiane hanno puntato sulle società quotate per acquisire aziende da portare sui listini. Lei come misura l’andamento delle SPAC italiane?
Le spac italiane sono passate da essere un fenomeno osservato con diffidenza a costituire un player sistemico. Questo sicuramente grazie alla grande opera di education fatta dai primi promotori e all’indiscutibile successo di molte iniziative. Le 14 società consegnate al listino da spac e prebooking company hanno mediamente determinato un IRR di oltre il 13% per i propri investitori. I gestori hanno investito in spac e prebooking company con quasi indistinto entusiasmo fino al 2017, anno in cui sono state proposte ben 1/3 delle spac dell’intero ultimo lustro, determinando un picco significativo di raccolta che si sta ora traducendo in una sequenza di operazioni di investimento sul cui esito si e’ concentrata l’attenzione critica degli investitori. Il dibattito sulle spac si e’ sviluppato in modo crescente in coerenza con la curva di apprendimento di promotori, investitori e imprenditori. Oggi gli investitori chiedono di comprimere il “time to market” delle spac e a tutti i promotori di impegnarsi di piu a lungo nella società target proposta, correlando lo yield degli strumenti a loro riservati all’effettivo riscontro di durevole performance sui mercati. Agli investitori chiediamo una maggiore passione e attenzione per i fondamentali delle target evitando speculazioni sugli strumenti finanziari che può prendere forma minacciosa se vi e’ eccessivo split tra azioni e warrant. Agli imprenditori si chiede di non considerare il prezzo come una pagella assoluta del loro operato: la vera pagella si riscontrerà nell’equity story che sarà nel tempo tracciata sul mercato.
Quasi 1.500 miliardi di euro il risparmio parcheggiato sui conti correnti degli italiani. Come si aumenta la propensione all’investimento in attività rischiose delle famiglie?
Non mi piace parlare di attività rischiose. L’economia reale, se approcciata con ottica di medio periodo e consapevolezza dei suoi tempi di “espressione di risultati”, e’ probabilmente meno rischiosa di tanti altri investimenti. In un sistema sano, il 10-20% del risparmio della popolazione dovrebbe essere investito in alternativi sostenendo venture capital, private equity, pre ipo e early ipo di PMI… e in Italia , se si puntasse di più sugli “alternativi”, si finirebbe anche col sostenere il vivace sistema paese e il futuro dei nostri figli. Auspichiamo che le grandi società di gestione , la CDP, le casse e gli enti previdenziali partecipino ad uno sforzo sistemico per investire di più in economia e in PMI in particolare. Va risolto il problema dell’investimento sempre mediato da fondi riscattabili aperti che per limiti ucits disertano investimenti in pmi e in tutto ciò che viene qualificato come “illiquido”. Magari qualcosa potra svilupparsi con la diffusione degli eltif… ovvero con un rinnovato e rigenerato lancio di fondi private equity quotati (permanent fund). Il nostro pil è sostenuto principalmente dalla PMI, il nostro benessere è quindi indiscutibilmente generato dalla capacità di prosperare delle PMI… perché non investire anche un po’ dei nostri risparmi sulle PMI?
La definizione di “imprenditore finanziario” le calza a pennello insieme a quella di pioniere delle spac e delle forme più evolute di nuovi strumenti finanziari di cui Electa Italia è da sempre protagonista indiscussa. Cosa avete in serbo per il futuro?
Mi inorgoglisce quando vengo percepito come imprenditore. La finanza come cerchiamo di farla noi e’ una forma di impresa a sostegno dell’impresa. Non e’ fine a se stessa o speculativa ma costruttiva. Continueremo a fare quello che facciamo, motivati dai successi che abbiamo conseguito da primatisti di Made in Italy 1/SeSa, IPO Challenger/Italian Wine Brands, Ipo Challenger1/Pharmanutra : investire per primi attraendo investitori su pmi eccellente che ci piace accompagnare alla laurea dei mercati e seguire nel percorso di svuiluppo. Abbiamo circa ulteriori 400 milioni da indirizzare verso pmi selezionata nell’abito della sola matrice IPO Club (fondo chiuso di accelerazione di ipo che abbiamo realizzato con azimut) con le nostre ipo Challenger. Ma stiamo preparando anche progetti nuovi e nuove Joint ventures… Ci piacerebbe davvero avere l’opportunità di mettere la nostra esperienza al servizio della comunità. Continuando a confrontarci con il MEF , con gli amici di Borsa e player di sistema. Troverei davvero sfidate riuscire ad aiutare CDP, Casse ed Enti previdenziali a rendere più effettivo ed efficace l’indirizzo di investimenti verso pmi.