Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto le sue previsioni per la crescita economica globale del 3.9% per il 2018 e il 2019, con un aumento del 0.2% rispetto all’ultimo dato di ottobre, affermando che i tagli radicali alle tasse statunitensi avrebbero probabilmente incrementato gli investimenti nella più grande economia mondiale e aiutato di conseguenza i suoi principali partner commerciali. Il FMI ha infatti anche rivisto le sue previsioni di crescita per l’area dell’euro, in particolare per Germania, Italia e Paesi Bassi “che riflettono il maggiore impulso della domanda interna e una maggiore domanda esterna”.
Con queste premesse, la calma prevalente sul mercato è tuttavia stata compromessa da un’ulteriore debolezza del dollaro USA. Il suo recente declino ha spinto vari membri della BCE a esprimere preoccupazioni sulla forza dell’euro e Mario Draghi ha ribadito questo sentimento nella commissione monetaria della BCE di giovedì scorso. Ma non è riuscito a invertire la tendenza, probabilmente perché non c’era una chiara indicazione di quali misure potrebbero essere adottate per arrestare l’apprezzamento dell’euro, e anche perché il dollaro si sta indebolendo contro una serie di valute, e non solo l’euro.
L’atteggiamento dell’amministrazione Trump nei confronti della debolezza del dollaro è stato ambiguo, il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha detto che i cambi valutari hanno migliorato la situazione degli Stati Uniti nel breve periodo. Dato il persistente ampio deficit commerciale degli Stati Uniti, vorrebbe guadagnare il più possibile dal commercio globale in modo da ripristinare i suoi conti con l’estero; da qui l’annuncio di misure protezionistiche come i dazi sulle importazioni di pannelli solari e lavatrici dall’est asiatico. Ci si aspetta una conferma di questa linea anche nei confronti del’UE nel suo prossimo discorso sullo stato dell’Unione, essendo stata definita in anticipo da Trump stesso come “molto ingiusta” la sua politica commerciale con gli Stati Uniti.
In questo contesto i benchmark azionari US hanno registrato i loro massimi in questi giorni, mentre sono state colpite dal rafforzamento dell’euro le azioni europee legate all’export , in particolare i settori aereospaziale e tecnologico. I mercati obbligazionari hanno subito un crollo dopo il comitato monetario della BCE, dal momento che gli operatori economici hanno percepito che stava indebolendo la determinazione della BCE nel rimanere accomodante dopo il settembre 2018. La parte più corta della curva dei rendimenti è stata la più colpita. Tuttavia, nel complesso, i mercati del credito si sono dimostrati piuttosto resilienti con un livello di investimento inferiore dello 0,14% e un rendimento inferiore dello 0,09%.
Rimangono infine alte le preoccupazioni del FMI del livello di indebitamento in molti paesi, che tramite il proprio capo economista Obstfeld al World Economic Forum di Davos ha ammonito che “I leader politici devono stare attenti che l’attuale momento economico riflette una confluenza di fattori che difficilmente possono durare a lungo”. Obstfeld ha anche affermato che un improvviso aumento dei tassi di interesse potrebbe portare a dubbi sulla sostenibilità del debito di alcuni paesi e portare a una correzione dirompente dei prezzi azionari “elevati”.
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