Home / Banner DX Home / Speriamo cresca davvero la febbre delle matricole di Carlo Maria Pinardi presidente di Analysis Spa - Corriere della Sera del 13.11.2017

Speriamo cresca davvero la febbre delle matricole di Carlo Maria Pinardi presidente di Analysis Spa - Corriere della Sera del 13.11.2017

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I mercati azionari sono positivi da tempo e in alcuni casi – in primis la borsa di New York – continuano a battere imperterriti i massimi storici, incuranti dell’inversione di tendenza sui tassi, in lenta risalita dai minimi di sempre. Non sorprende quindi che società come Apple riescano a darsi ormai un traguardo di valore di borsa pari a mille miliardi di dollari, avendo appena superato i novecento. In questo modo la truppa dei titoli tecnologici resta saldamente in testa alle classifiche per maggiore capitalizzazione al mondo con Apple, appunto, a guidare la fila avendo schivato il sorpasso che avverrebbe con la quotazione della Aramco – saltata per ora principalmente per motivi legati alla trasparenza dei dati sulle riserve petrolifere mai rivelate dai sauditi –  la cui capitalizzazione si aggirerebbe sui 2.000 miliardi.

Anche il mercato azionario italiano viaggia a pieno ritmo nel 2017 e alcune misure strutturali – i PIR soprattutto – fanno sperare che la corsa possa proseguire nel 2018. I fondamentali delle aziende sono spesso positivi, con valori di produzione ed export che viaggiano finalmente con tassi di crescita superiori a quelli degli altri grandi Paesi europei. Certo il listino italiano rappresenta troppo poco questo gruppo. Ma oggi investire selettivamente una quota del proprio portafoglio sull’azionario domestico sembra ragionevole, nonostante i timori d’instabilità politica che si prospettano per l’anno prossimo, e che ormai è data da molti per scontata.  Ciò nonostante le aziende italiane proiettate in una visione globale ormai sono largamente in grado di prescindere dal quadro interno. La produzione industriale italiana è cresciuta, dall’inizio del 2013 al mese di settembre 2017 del 7,2%, il doppio del PIL. Facile prevedere che questo debba quindi essere ritoccato al rialzo. E dal 2010 le esportazioni italiane sono aumentate a prezzi costanti del 3,2% medio annuo, agli stessi ritmi cioè della fenomenale macchina tedesca. Ciò non può che tradursi in risultati economici positivi per le aziende coinvolte: se il listino italiano si arricchisse di questi campioni il gioco sarebbe fatto. Investire nelle nuove quotazioni si potrebbe rivelare quindi una carta vincente, anche alla luce dei PIR la cui liquidità si sta spalmando progressivamente sul listino. Sono circa una decina le nuove quotazioni che dovrebbero realizzarsi entro fine anno (tra queste Aquafil, Equita e Gamenet) e se andasse in porto il disegno di legge collegato alla legge di stabilità che prevede per le PMI un tax credit del 50% sui costi di quotazione (con un cap di 500.000 euro) questi numeri potrebbero esplodere già nel corso del 2018. Le quotazioni delle PMI in questione (secondo la definizione europea: meno di 250 dipendenti, meno di 50 milioni di fatturato o di 43 milioni di attivo) in base ai fondi stanziati potrebbero vedere 40 nuove quotazioni nel 2018, per diventare 60 nel 2019 e nel 2020. Se si tratterà di operazioni di qualità – con advisor davvero capaci di selezionare aziende in crescita – si apriranno opportunità d’investimento davvero interessanti per i risparmiatori italiani con una prospettiva di lungo termine. Queste nuove opportunità d’investimento potrebbero andare a sommarsi almeno in parte ai cinquanta collocamenti tra MTA e AIM previsti dal CEO di Borsa italiana nel 2018. Insomma su questi titoli non si correrebbero fin dall’inizio rischi di bolla da scarso flottante, ma piuttosto una situazione “win win” per aziende e risparmiatori.

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