La stagione d’oro del risparmio gestito in termini di raccolta, assieme al duplice cambio di atteggiamento, sia da parte delle imprese che dei risparmiatori, induce speranze di un cambiamento radicale verso una maggiore propensione al capitale di rischio. Le performance positive che molti fondi assicurano completano poi uno scenario positivo. In questo contesto – favorito naturalmente anche dai PIR – si inquadra il crescente interesse verso il mondo dei cosiddetti minibond. Siamo solo agli inizi di un percorso ma queste obbligazioni stanno progressivamente diventando un’opzione interessante per le piccole e medie aziende. 245 emissioni sul mercato ExtraMot Pro per un controvalore superiore a 11 miliardi di euro sono i dati che caratterizzano il settore secondo Minibonditaly. Le emissioni assicurano attualmente in media un rendimento del 5,3% con una duration di leggermente superiore ai 5 anni ed un taglio medio di circa 8 milioni. Se guardiamo alle emissioni obbligazionarie correnti di taglio inferiore ai 100 milioni di euro vediamo come il 44% abbia anche un rating e che le aziende di tre regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) coprano circa il 60% del totale. I rendimenti medi di queste emissioni sono progressivamente calati da circa il 7% d’inizio 2013 a poco più del 5% attuale, segno di un avvicinamento di domanda e offerta che può incrementare i volumi garantendo costi più contenuti per le aziende e rendimenti comunque interessanti per gli investitori. Un buon numero di emissioni riguarda ultimamente imprese che già avevano fatto collocamenti in passato: segno anche questo di una crescente fiducia del mercato.
Se consideriamo che solo per i PIR stiamo parlando di un universo investibile sulle small caps già nel 2017 di almeno 2 miliardi di euro si comprende come il momento sia particolarmente foriero di novità. Queste cifre riguardano sia strumenti di debito che equity, ma anche i minibond possono beneficiare di flussi interessanti. Questo disegno è pure compatibile col fatto che inevitabilmente queste emissioni al momento abbiano scarsissimo o nullo mercato secondario e quindi i fondi restino investiti sino alla scadenza delle obbligazioni. Sono appunto pochi i fondi specializzati che operano in questo settore – atteso che questo non è uno strumento dove il segmento retail possa operare direttamente – ma nella ricerca di rendimenti interessanti per risparmiatori questa è certamente una strada da perseguire consentendo alle imprese valide di finanziare la crescita affiancando il mercato al tradizionale canale bancario. Infatti oltre il 90% degli attuali emittenti di minibond sono aziende non quotate.
Insomma si è generata un’onda che promette di essere rinfrescante per tutto l’ambiente.
Posted on