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“La tecnologia ci aiuterà a sconfiggere evasione e malaffare” Intervista esclusiva a Franco Roberti, Procuratore nazionale antimafia

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Il legame tra malaffare, corruzione, sommerso e minore crescita economica è anche in Italia conclamato: qualcosa si è fatto, ma la strada è ancora lunghissima per affrontare il problema. Quali sono i suoi commenti al riguardo?

In Italia non c’è una cultura della legalità nei confronti della corruzione, dell’evasione fiscale e del riciclaggio. Sono tutte facce della stessa medaglia e spesso i canali di riciclaggio utilizzati per la criminalità organizzata e per l’evasione fiscale sono i medesimi. Non abbiamo ancora degli strumenti efficaci per combattere la corruzione contrariamente a quelli per la lotta contro la mafia di cui invece disponiamo da diversi anni.  Sono necessari interventi, che abbiamo provveduto a suggerire al Parlamento, mirati all’efficientamento delle operazioni di contrasto giudiziario. Cito alcuni esempi: agenti sotto copertura che aiuterebbero a rompere il patto di silenzio tra corrotto e corruttore oppure sconti di pena per chi collabora con la giustizia e per chi confessa. Il concusso oggi è punibile e condannabile. Anche l’indotto oggi è perseguibile e per questa ragione non ha interesse a collaborare con la giustizia. Inoltre c’è il problema della prescrizione correlata alla misura della pena. Benché siano aumentate le pene edittali che consentono il prolungamento dei termini di prescrizione dei reati di corruzione, il problema non sembra risolto perché la prescrizione dovrebbe avere una riforma organica legata a tutti i reati.

L’evasione fiscale è un fenomeno strettamente collegato: con le attuali tecnologie che consentono di identificare movimenti di denaro anomali, perché siamo ancora così indietro nel combattere questo fenomeno?

Le tecnologie per combattere l’evasione fiscale riguardano innanzitutto l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza. Sono stati fatti dei passi avanti ma c’è ancora una consistente evasione fiscale perché per evadere il fisco ci sono professionisti molto accorti in grado di eludere le maglie degli accertamenti. Nonostante le ottime professionalità all’interno degli organi di indagine non è ancora abbastanza diffusa nella società la cultura della necessità di contribuire, ciascuno per la propria capacità, al bene comune. In primis i cittadini. Un’opinione pubblica informata e consapevole è il fondamento di una democrazia avanzata così come l’illegalità diffusa che si trasforma in criminalità è un freno allo sviluppo del Paese.

A che punto siamo nella lotta ai paradisi fiscali? In Europa si fa abbastanza per combattere il fenomeno?

Siamo ancora molto indietro nella lotta ai paradisi fiscali perché esistono, anche in Europa, Paesi che possono essere definiti autentici paradisi fiscali in cui è possibile distrarre capitali nascondendosi dietro l’anonimato societario e che sono assolutamente poco collaborativi con i reparti investigativi. Ciò nonostante il segreto bancario sia fondamentalmente caduto e non possa essere opposto alle richieste della magistratura. Purtroppo in alcuni paesi c’è una formula che consente, ancora oggi, di opporre il segreto bancario trincerandosi dietro l’opposizione di richiesta di irrilevanza dell’accertamento richiesto. E’ pur sempre una valutazione discrezionale dell’autorità giudiziaria richiesta rogata. E’stata inoltrata una proposta, in seno alla Commissione Europea, di equiparazione delle aliquote fiscali in tutti i paesi dell’Unione Europea. Questo potrebbe essere uno strumento efficace per scoraggiare il trasferimento di capitali in quei paesi in cui le aliquote fiscali sono più basse.

Il denaro “sporco” viene affidato anche a gestori professionali?

Il denaro “sporco” viene affidato soprattutto a gestori professionali che possono essere liberi professionisti o società, i quali sono soggetti, per legge, a segnalare all’UIF (Unità d’Informazione Finanziaria della Banca d’Italia) tutte le operazioni finanziarie sospette di riciclaggio. Questo però non avviene sempre soprattutto quando i gestori sono complici nell’attività di riciclaggio. L’UIF ha sviluppato grande esperienza nel contrasto a questo fenomeno e al finanziamento del terrorismo attraverso le attività investigative attivate dalle segnalazioni di operazioni sospette provenienti dal settore bancario e finanziario e, benché in misura ridotta, dagli stessi professionisti del settore. Questa esperienza e questa sinergia saranno riconosciute nel decreto attuativo della IV° direttiva europea antiriciclaggio di prossima approvazione.

Il mondo finanziario, secondo lei, sta contribuendo in maniera produttiva alla lotta contro l’evasione fiscale e il riciclaggio?

Negli ultimi tre anni si è verificato un notevole aumento delle segnalazioni di operazioni sospette da parte del mondo bancario e finanziario. Per esempio, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2016 la DNA (Direzione Nazionale Antimafia) ha ricevuto dalla DIA (Direzione Investigativa Antimafia) oltre 23.000 segnalazioni sospette di operazioni di riciclaggio e 710 di operazioni legate al finanziamento del terrorismo. Se si vuole veramente assicurare uno sviluppo democratico a questo Paese è essenziale un contrasto efficace ad ogni forma di criminalità organizzata e di malaffare che costituiscono un autentico intralcio allo sviluppo economico e sociale dell’Italia.

 

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