Home / Le interviste al Bollettino / “Semplificare i coefficienti di capitale” Intervista a Donato Masciandaro Professore di Economia e Presidente Baffi Carefin Center presso Università Bocconi

“Semplificare i coefficienti di capitale” Intervista a Donato Masciandaro Professore di Economia e Presidente Baffi Carefin Center presso Università Bocconi

Posted on

Col rinvio di Basilea 4 si arresta la tendenza verso una regolamentazione ridondante sul sistema bancario?

Se i regolatori avessero imparato la lezione della Grande Crisi iniziata nel 2008 la risposta dovrebbe essere senz’altro positiva. La Crisi ha mostrato in tutta evidenza il fallimento della regolamentazione bancaria complessa. Per complessa intendo una regolamentazione che si illude di poter misurare il rischio che ogni banca assume in una qualunque situazione. Il postulato – errato – è il seguente: si può misurare il profilo di rischio di qualunque contratto bancario e/o finanziario, per cui basta calibrare il capitale di rischio rispetto a tale profilo;  ma la banca altro non è che una somma di contratti, quindi si può misurare il rischio dell’attività del singolo intermediario ed il relativo fabbisogno di capitale; infine, il sistema bancario altro non è che l’insieme di singole banche, quindi anche il rischio sistemico è misurabile e controllato. Dunque, i coefficienti di capitali ponderati per il rischio sono condizione necessaria e sufficiente per tutelare la stabilità finanziaria. La complessità dei coefficienti di capitale è garanzia di stabilità. Questo assunto è manifestamente falso. Occorre ritornare a coefficienti di capitali semplici, in cui il fabbisogno di capitale sia correlato all’ indebitamento complessivo delle banche, con livelli assoluti maggiori del tre per cento che oggi di fatto si chiede alle banche. Ma hanno i regolatori imparato la lezione della Crisi? Temo di no, visto che finora hanno continuato ad insistere con la regolamentazione complessa.

Le quotazioni delle banche italiane, dopo i tracolli degli ultimi anni si sono in parte riprese e danno la sensazione che ormai il peggio sia alle spalle. È una valutazione condivisibile?

Purtroppo finché la regolamentazione rimane complessa, il rischio che i mercati continuino a penalizzare le banche italiane rimane alto. La ragione è semplice: la regolamentazione complessa dà alle autorità di vigilanza troppa discrezionalità. La troppa discrezionalità aumenta i rischi che i coefficienti di capitali siano sbagliati. Per due ragioni: incompetenza dei vigilanti, ovvero cattura dei vigilanti da parte delle banche più forti, vuoi per dimensioni vuoi per nazionalità. Le scelte della vigilanza europea, guidata da Daniele Nouy ne sono l’esempio a noi più vicino.

Il rimborso dei risparmiatori coinvolti in investimenti in titoli andati a male non è troppo spesso a carico del contribuente? 

A regime la regolamentazione bancaria  dovrebbe poggiare su due pilastri: da un lato coefficienti di capitale semplici ed elevati; dall’altro lato applicazione sistematica  – ma non retroattiva – del principio del bail in. Purtroppo nell’Unione Europea l’applicazione del bail in è stata pasticciata e soprattutto retroattiva; quando le regole sono disegnate male ed applicate peggio, il rischio è sempre lo stesso: che per evitare guai peggiori, alla fine Pantalone sia il contribuente.

Quale ruolo deve giocare lo Stato in MPS dopo il suo ingresso nel capitale della banca?

Lo Stato italiano dovrebbe ispirarsi a quello che fece la Svezia negli anni novanta. Occorre che lo Stato sia presente, ma la politica sia assente. Per cui: il Governo dovrebbe istituire un Fondo per la Stabilità Bancaria – con la missione di gestire al meglio le partecipazioni bancarie – che devono  essere temporanee – ed un vertice che sia indipendente dal governo ed accountable al Parlamento. Tale vertice dovrebbe avere il controllo delle banche assistite, azzerando – se del caso – gli amministratori precedenti. Finora il governo Gentiloni si è solo preoccupato di indicare il quanto – un costo per lo Stato fino a venti miliardi – e non il come. E’ un pessimo inizio, vicenda MPS inclusa.

Top