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Market review n.15-16 2019

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Le ultime settimane sono state una corsa tumultuosa per l’economia globale, mentre la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si è inaspettatamente intensificata quando il presidente Donald Trump ha annunciato un altro giro di tariffe per poi successivamente annunciare una possibile revisione dei suoi piani. Nel frattempo, il nuovo approccio rigido del primo ministro britannico Boris Johnson per lasciare l’Unione Europea ha alimentato i timori che una Brexit senza contropartita possa verificarsi il 31 ottobre.
Quest’anno si sono presentati due percorsi divergenti per l’economia globale. Nel primo scenario, le incertezze politiche relative al commercio e alla Brexit hanno la possibilità di dissiparsi, consentendo all’economia globale di trovare solido terreno. Nel secondo, le tensioni geopolitiche continuano ad aumentare, rendendo ancora più difficile l’inversione della decelerazione del PIL globale.
Alla luce di questi recenti sviluppi, è maggiormente probabile e prevedibile una crescita del PIL reale più debole in Cina nel 2020. Ci si aspetta già che la Banca Centrale Europea (BCE) riduca i tassi di interesse di 10 punti base alla riunione di settembre, ma ora ci si aspetta anche che la BCE riprenda il suo programma di allentamento quantitativo. E anche se ci si aspetta che la Bank of Japan e la Bank of Canada manterranno la politica in sospeso per il prossimo futuro, sembra improbabile che la politica sia inasprita a breve.
Negli Stati Uniti due sviluppi a luglio hanno avuto un impatto notevole sui mercati finanziari: La Fed ha tagliato i tassi per la prima volta in oltre un decennio e la guerra commerciale si è espansa fino a includere il 10% di tariffe su altri 300 miliardi di dollari di merci provenienti dalla Cina che potrebbe avere effetto dai primi di settembre.
Nonostante questi eventi abbiano causato turbolenze sui mercati finanziari, gli effetti diretti sulla crescita economica non sono terribilmente consequenziali. Detto questo, se dovesse continuare questa volatilità dei mercati , potrebbe intaccare la fiducia dei consumatori e delle imprese. Data la forte revisione al ribasso della crescita USA per l’intero anno 2019, passando dal 2,6% precedente al 2,3%, è possibile che la Fed possa considerare almeno un altro taglio dei tassi a settembre. Nel frattempo In Italia i prezzi dei titoli di Stato stanno salendo, spingendo i rendimenti fortemente al ribasso, dopo che si stanno vanificando in questi ultimi giorni i timori di un potenziale nuovo turno elettorale. Gli investitori evidentemente vedono una minore incertezza geopolitica sull’orizzonte dall’Italia, ora che l’area populista al governo sembra fortemente sotto pesata con il supporto del partito democratico di centro-sinistra nella nuova possibile compagine governativa.

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