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Market review n.14 2019

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Il focus in questo fine mese si concentra sulla riunione della Fed. La crescita Usa rallentata meno del previsto nel secondo trimestre probabilmente non dissuaderà la Federal Reserve dal tagliare i tassi di interesse per la prima volta in un decennio, considerati i rischi crescenti per le prospettive dell’economia specie a causa della guerra commerciale tra Washington e Pechino. Il dato sul Pil ha comunque rafforzato le aspettative del mercato di un taglio di 25 punti base anziché di 50.
In Giappone si è appena conclusa  una riunione di politica monetaria dell’istituto centrale che ha mantenuto invariati i tassi, lasciando tuttavia aperta l’opzione d’intervento senza esitazioni con un’estensione delle misure di stimolo se un rallentamento globale dovesse impattare negativamente sulla ripresa economica del Paese.
Sul fronte europeo, a giudicare dal calo dell’euro e dei rendimenti delle obbligazioni sovrane europee, gli investitori si aspettavano chiaramente grandi sviluppi nel corso della settimana. Eppure la riunione della BCE ha sollevato più domande che risposte. È vero, la BCE ha confermato di essere preoccupata per i tassi di crescita, e in particolare per l’inflazione, comprese le aspettative inflazionistiche. Ciò ha portato a un significativo cambiamento nella comunicazione, in modo da dimostrare la determinazione della banca ad introdurre un nuovo corso di allentamento a partire da settembre. Mario Draghi, presidente uscente della BCE, ha dichiarato che le prospettive di crescita della zona euro stanno peggiorando e l’inflazione è rimasta ben al di sotto dell’obiettivo della banca. La BCE ha dichiarato che utilizzerà tutte le armi a sua disposizione per attenuare le pressioni deflazionistiche, facendo ancora una volta riferimento ad un obiettivo di inflazione simmetrico. L’obiettivo è certamente quello di evitare che le aspettative inflazionistiche sfuggano al controllo, in questo senso ha parlato di un obiettivo simmetrico in cui l’inflazione al di sopra o al di sotto dell’obiettivo del 2% potrebbe avere lo stesso peso. L’inflazione potrebbe dunque deviare da entrambi i lati.
Tuttavia, la BCE ha fornito pochi dettagli sulle opzioni di alleggerimento (programmi di acquisto di nuove attività, misure per mitigare gli effetti del calo dei tassi sulle banche, ecc.). Poiché i recenti indicatori avanzati dell’area dell’euro sono ancora in calo, un taglio dei tassi in settembre sembra dunque lo scenario più probabile.
In questo contesto,  prosegue lo scontro all’interno dell’esecutivo italiano sulla manovra, con il nodo ‘flat tax’ ancora irrisolto e il leader della Lega Matteo Salvini che venerdì  ha apertamente polemizzato con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, il quale sarebbe intenzionato a non chiudere in anticipo la manovra per il 2020. Sempre Venerdì l’agenzia di rating S&P ha avvertito che nel caso i policymaker continuino a perseguire soluzioni “non ortodosse” l’adesione dell’Italia all’area euro potrebbe essere messa in discussione, con il rischio di una crisi di fiducia come in Grecia.

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